La Notte Bianca, promessa mantenuta

“Ill. mi Amministratori comunali,

unitamente ai tanti cittadini residenti ed ai moltissimi forestieri, prendo atto e mi congratulo per il grande successo che anche quest’anno ha riscosso l’evento principale dell’estate coratina: la Notte Bianca – Festa del Borgo antico.

I principali obiettivi annunciati dal sindaco alla vigilia della manifestazione di realizzare l’1 e il 2 settembre non solo una “festa di popolo” nel centro storico da “considerare non solo come il cuore della Città, ma anche come inesauribile fonte di valori della nostra gente” ma anche quello di promuovere il Comune di Corato dal punto di vista turistico sono stati pienamente raggiunti con una spesa che non può essere considerata eccessiva. Il compenso a carico del bilancio comunale stabilito per gli organizzatori dell’evento, Idea Show di Martina Franca, è di € 62.400,00 (delibera di G.M. di variazione di bilancio n.128 del 28/8/2007). Meno di un cantante! La differenza sta nel fatto che questi hanno saputo organizzare una variegata rassegna di spettacoli di teatro di strada, danza, musica con artisti internazionali provenienti dal Kenia, Stati Uniti, Senegal, Cuba, Brasile, Francia ed altri paesi, che hanno saputo richiamare ed incantare grandi e piccini, provenienti da tutta la provincia.

La Notte Bianca di Corato, come le tante organizzate in Italia, sulla scia di quella presentata per la prima volta dal Comune di Roma nel 2003, è un’iniziativa che ha diversi fini: serve a dare impulso al turismo e al commercio. A fare “immagine”. A valorizzare la città, che si ripopola, si riempie di gente, che affolla bar, pizzerie, ristoranti. E, da questo punto di vista, indubbiamente l’Amministrazione comunale ha aggiunto un’altra perla alla collana di successi estivi.

Ma tra i tanti commenti positivi, ascoltati e riportati dalla stampa è mancata, a mio avviso, una lettura psicologica e sociologica del fenomeno “notti bianche”.

Questo Paese, “sempre in festa,”, infatti, contrasta non poco con il clima d’opinione triste e con il pessimismo economico, che opprimono la società. Con l’atteggiamento astioso che separa i cittadini e le istituzioni. Con la diffidenza reciproca, che distanzia sempre più le persone. Con il disagio e l’estraneità che caratterizzano il rapporto fra la società e l’ambiente circostante. Fra le persone e la città. Basta leggere le cronache quotidiane per fotografare una realtà abbastanza inquietante dal punto di vista economico, sociale e politico.

Ma, forse, il successo delle manifestazioni dipende proprio da questi sentimenti. Perché? Perché nelle notti bianche i cittadini possono affrontare la città superando le difficoltà quotidiane. La possono popolare, attraversare, guardare, vivere. Mentre, normalmente, passano in fretta, senza neppure avere il tempo di percepirla.

Perché c’è la voglia di stare in mezzo agli altri. In un mondo sempre più individualizzato. Abitato da persone “sole”. Che vivono chiuse nei luoghi di lavoro oppure in casa. Frequentano i familiari e pochi amici. Sono inserite in gruppi sempre più ristretti. I giovani comunicano senza neppure incontrarsi e vedersi. Complici i cellulari, i pc. I più anziani, invece, passano un tempo sempre più lungo davanti alla tv. E’ una società che si sta perdendo. In mezzo a relazioni senza empatia. Una società senza comunità. Approfitta delle occasioni d’incontro, delle opportunità di fuga dall’autoreclusione quotidiana. Con entusiasmo. Le persone, normalmente “sole”, si tuffano in mezzo alla gente. Sperimentano dall’esperienza degli “altri”. Per “evadere”, respirano l’euforia della festa.

Naturalmente, la musica, il cibo, l’alcol aiutano. Ma non avrebbero la stessa efficacia, non produrrebbero la medesima soddisfazione, altrove. In luoghi delimitati. Tra cerchie sociali chiuse. E’ il rapporto con la città e con gli altri, contemporaneamente, a rendere queste esperienze attraenti. A garantire loro tanto successo.

Eppure, questo fenomeno, visto non solo dal punto di vista culturale, turistico e commerciale, come è stato diffusamente pubblicizzato – sembrerà strano – evoca una deriva triste. Un po’ di malinconia. Offre l’emozione come alternativa al pessimismo e alla sfiducia. La folla come terapia alla solitudine.

La città della “notte bianca” appare sempre più un paese dove alla comunità e alla società si sostituisce la “folla”. Una massa di persone indistinte, che incontriamo senza vedere e senza conoscere. Come allo stadio, dove, però, ci unisce agli altri una comune bandiera. Nella notte bianca, invece, gli “altri” sono senza volto, senza voce, senza nome. Se ne stanno lì, intorno a noi, per non restare soli. Per evadere dal grigio quotidiano. Poi, dopo la mezzanotte, la musica e gli spettacoli finiscono e tutto torna come prima.

La città della “notte bianca” risponde alla domanda di comunità senza soddisfarla. Perché non “costruisce” relazioni. L’indomani la città è la stessa di prima. I residenti attendono che “passi la nottata”.

La città della “notte bianca” è un paese dove i giovani protraggono la condizione di irresponsabilità in cui li hanno confinati gli adulti. Prigionieri, e, al tempo stesso, privilegiati. Protetti, il più a lungo possibile, in attesa della “vita” da precari che li attende.

La nostra città - come tutti sanno – possiede i requisiti e le risorse umane per divenire città d’alta cultura, centro di elaborazione dei temi della tolleranza, della pace, della convivenza, della solidarietà e del rispetto ambientale. Deve solo completare l’attivazione di alcuni istituti di partecipazione previsti nello Statuto comunale e fare in modo che quelli esistenti, come la Consulta della Cultura, non siano ignorati come è accaduto quando si è trattato di patrocinare e organizzare alcuni appuntamenti di rilievo come “La mostra del Pendio”, il Concorso musicale “Euterpe”, il “Festival musicale delle Murge”, il Dicembre coratino”, il Carnevale Coratino”, l’”Estate coratina”, la “Rassegna del teatro studentesco” e tanti altri.

L’attenzione mostrata dall’Amministrazione comunale verso il progetto presentato dalla Consulta “La luna nell’Uliveto”, finalizzato a riscoprire l’identità del nostro territorio attraverso una rassegna di spettacoli di vario genere, che culminerà nella pubblicazione di un testo sulla storia e le tradizioni cittadine intitolato “I quaderni coratini”, non è sufficientemente dimostrativa di una volontà politica tesa a realizzare un “Piano strategico territoriale”, che veda imprese, associazioni e soggetti attivi operanti in modo sinergico al fianco del Comune, per ottenere i migliori risultati raggiungibili nel campo della valorizzazione delle ricchezze artistiche, paesaggistiche e culturali presenti sul territorio.

A tale scopo sarebbe opportuna la costituzione di un Gruppo di lavoro (Focus Group) che affianchi gli assessorati alla P-I., alla Cultura, alla Programmazione degli Spettacoli, al Turismo, all’Ambiente, al Turismo, alle Politiche giovanili ed ai Servizi sociali, con l’obiettivo di avere una visione d’insieme che permetta di realizzare una politica armonica dell’offerta culturale, sociale e turistica di promozione, mitrata al superamento dell’eventismo e alla destagionalizzazione dell’utenza turistica nella città.

Con l’auspicio che si superi la concezione particolaristica degli interventi a pioggia, dei patrocini insufficienti per procedere finalmente alla realizzazione di una “Fondazione culturale” ed una progettualità partecipata e condivisa delle realtà interessate, che parta dalla conoscenza oggettiva dei bisogni delle persone e delle istituzioni locali, nel reciproco rispetto delle competenze di ciascuno, invio cordiali saluti.”

Vito De Le - Vice-presidente della Consulta della Cultura - 11/09/07 - vivicorato.it

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