Ogni giorno 7 bimbi finiscono nelle mani degli orchi

“Ogni giorno sette nuovi bambini vengono sfruttati nel mondo per la produzione di pedopornografia e subiscono violenze”. Sconcertante il report pubblicato ieri da Telefono Arcobaleno, sullo stato del pedo-business on line nel primo semestre dell’anno. Dopo il parziale arresto avuto nel 2006, infatti, “riprende a crescere a ritmi elevatissimi il numero di siti pedofili”, come si legge nel documento.

Il pedo-business, secondo il rapporto, cambia continuamente connotato: si modifica e si rinnova per poter penetrare ovunque, passando spesso inosservato. E, come si spiega nel rapporto di Telefono Arcobaleno, il trucco sta nella sua capacità di variare costantemente “la distribuzione e la concentrazione geografica dei siti segnalati”, rendendo in questo modo la sua localizzazione molto difficile.

Bastano davvero pochi numeri, per far accapponare la pelle. Si pensi infatti che in questi sei mesi sono stati trentamila i bambini vittime di violenze sessuali e sfruttati per la produzione di pedopornografia. E di questi trentamila bambini soltanto un numero irrisorio, pari al 2%, è stato identificato e aiutato.

La situazione si delinea ancora più drammatica quando la si guarda dal punto di vista dell’utenza che tende ad aumentare a ritmi elevatissimi. Secondo il report infatti un sito di pedofilia a pagamento è in grado di generare oltre quattrocento nuovi clienti al giorno. E per visitare simili pagine web si spende in media 80 dollari. Ciò significa che il pedo-business genera un giro d’affari che si attesta intorno ai 5 miliardi di dollari all’anno.

Ma il dramma emerge in tutta la sua portata quando di fronte a questi dati si deve registrare anche l’inettitudine e l’indifferenza dei governi, che, secondo il Telefono Arcobaleno, “stanziano risorse troppo esigue per contrastare queste organizzazioni criminali” e soprattutto non investono a sufficienza “sulla formazione di operatori della polizia, dei magistrati, dei medici, degli psicologi, degli assistenti sociali e degli educatori”.

Particolarmente grave è la situazione italiana, dove si registra un’altissima carenza sul piano legislativo. Secondo Telefono Arcobaleno, infatti, nel nostro paese la questione è stata considerata soltanto sul “piano emotivo”, mentre manca una legislazione sistematica e incisiva. L’Italia ha puntato soltanto sull’intervento della Polizia Postale, senza fare leva sulle capacità di Carabinieri e Guardia di Finanza, che potrebbe facilitare intercettazione di flussi di pedofilia on line.

Ma le carenze non si limitano all’azione preventiva. La mancanza di certezza della pena e la lentezza dei processi spesso produce una sostanziale impunità della colpa. Stando a quanto si legge nel report, “i clienti se la cavano con una semplice multa”. Inoltre, come spiegano da Telefono Arcobaleno, “sebbene il numero dei siti con sede in Italia sia piuttosto basso, è altissimo il numero degli utenti. Questo perché oggi il cliente è evoluto, molto abile a non farsi identificare. Riesce a tutelarsi cambiando costantemente la password, per sfuggire ai controlli della sicurezza”.

Se fino a due anni fa il problema aveva punte elevatissime soltanto in Stati Uniti, Panama Russia, e paesi dell’Europa dell’est, adesso sta raggiungendo una grande portata anche in Italia. Si rende perciò sempre più impellente un intervento da parte del mondo politico e del governo in particolare, che dovrebbe prendere atto della drammaticità della cosa ed intervenire tempestivamente. Il timore è però che, date le recenti esperienze in diversi ambiti della politica, la tempestività non faccia parte del vocabolario del nostro attuale esecutivo. Non ci resta pertanto che attendere. Consapevoli che l’attesa genera nuove vittime innocenti.

25 Luglio 2007 - di Francesca Burichetti - loccidentale.it

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