Portare la gioia di Cristo

Dalla droga alla testimonianza: portare la gioia di Cristo nella discesa agli inferi


Claudio racconta è potuto risalire dagli inferi, con l’aiuto di persone come Loredana Seno, una della prime ragazze che ha seguito Chiara Amirante a Nuovi Orizzonti nell’evangelizzazione di strada.
Loredana Seno, qualificata come assistente sociale, è una delle prime ragazze che ha seguito Chiara Amirante all’inizio della sua avventura a Nuovi Orizzonti nell’evangelizzazione di strada a Roma. Sarà responsabile del nuovo centro di Ischia, insieme al suo marito Giulio Scrocca e Miljenko Misak, referente per le animazioni di strada e continuando a seguire le attività di evangelizzazione nei carceri in Italia e di animazione per il primo annuncio. Loredana e Giulio vivono da anni la spiritualità di Nuovi Orizzonti e hanno vissuto in Brasile in Missione e sono stati già "pionieri" di diverse case negli anni passati.

Significativa, è la testimonianza di Claudio, un ex tossicodipendente che grazie a Nuovi Orizzonti ha scoperto il vero senso della vita.

Korazym.org propone la testimonianza che Claudio ha portato insieme a Loredana Seno a Lovere (Bergamo) il 28 aprile all’interno del Convegno di Carità che annualmente si svolge in quel periodo, coordinato da Giovanni Ferici.

La testimonianza di Claudio

Buongiorno a tutti, sono Claudio.

Gesù non finisce mai di stupirmi, perché ogni volta che ho incontrato delle suore o dei sacerdoti, li ho visti comunque molto distanti da me. Ora le cose non sono poi cambiate così tanto perché comunque spesso mi viene da dire: "Gesù, ma io non sono degno, che mi mandi a dire queste cose in giro?". Questo è il Suo modo di concepire le cose e io non lo capisco, però adesso la distanza di cui parlavo è diminuita, essendo certo che tutti, io come voi oggi, vogliamo bene a Gesù.

Prima vi vedevo distanti, perché io ero distante da Lui.

Inizio col raccontarvi un po’ la mia storia per farvi capire tutto quello che Loredana ha cercato di spiegare quando diceva: "Queste persone, queste brutte facce…" Parlo per farvi capire il nostro carisma: il portare la Gioia di Cristo Risorto nella discesa agli inferi. Chi sono coloro che Nuovi Orizzonti prende da questi inferi? …

Tutto il mio percorso comunitario è servito principalmente a sgretolare una serie di mie certezze da super uomo, da uomo forte. Me le ha sgretolate tutte e ne sono nate due importantissime di cui sono certo. La prima è questa: Dio mi vuole un bene che io non capisco, non capisco questo Suo modo di amare perché sono piccolo nell’amore, perché il Suo è troppo grande per la mia mente e per il mio cuore. La seconda è che se sono certo dell’amore di Dio, sono altrettanto certo che Satana è il male, sono certo di quanto lui è contro l’amore, è tutto quello che non è Dio.

Io sono cresciuto nella periferia di Roma dove c’è tanto disagio sociale e dove un bimbo cresce con delle abitudini che sono assurde: quella del non avere un’educazione neanche in famiglia, l’onestà non esiste, è un’eresia. Mio papà è morto in carcere, vendeva droga.

Io vado spesso a fare delle testimonianze e degli incontri, soprattutto in Chiesa, e mi trovo a rendere un pochino più leggere, più soft le mie esperienze. Credo che oggi, proprio per vivere lo Spirito della verità che mi ha reso libero, per la prima volta cercherò di essere forse più crudo nel racconto e questa sarà anche la prima volta in assoluto in cui testimonierò un momento molto difficile quando, cioè, ho aperto il cuore all’amore di Gesù, il contrasto tra il bene e il male.

Mio papà vendeva droga e mamma lo aiutava. Papà viene arrestato e muore di infarto in carcere; mamma si trova sola e deve arrangiarsi per tirare avanti, perciò io sono cresciuto in strada, proprio in strada e con l’amore di questa mamma, un amore un po’ sbagliato. Già è difficile essere genitori, ma quando poi si è passato gran parte della vita peccando, immersi nel peccato, si comincia ad avere una visione distorta di quello che si deve e non si deve fare. Questa mia strada era piena di tante esperienze orribili, piena di sofferenza. La cosa peggiore era incontrare qualcuno normale, con una sua famiglia, con anche qualcosa che tu non potevi avere e l’impossibilità di averlo: era solo un sogno, un desiderio. Da qui cominciava quel forte dolore che si trasforma in rabbia fin da piccoli. La tua personalità, quello che tu sei veramente non si può costruire, ma per forza devi essere qualcos’altro, devi comunque metterti questa maschera (non credo sia giusto definirla ‘maschera’ quando si è piccoli). Devi prendere qualcosa, devi essere qualcos’altro e comunque annullare quella persona che sta crescendo dentro di te; no, devi essere quest’altro sennò non va bene. All’inizio ti sforzi di essere quest’altro, perché è come una meta da raggiungere, ma poi diventa parte di te. "Quest’altro" mi ha portato a rubare … Credo di aver iniziato con le prime rapine a tredici anni, proprio rapine a mano armata. Sono stato arrestato la prima volta a quindici anni per quattro rapine, è stato il mio ingresso nel carcere minorile di Casal del Marmo. Spero che oggi il carcere minorile non sia più così: non è nient’altro che una scuola del crimine, dove si fanno i primi incontri, si comincia anche a verificare quanto sei bullo e si imparano nuove cose. Comunque hai sempre quindici anni; se non lo sai fare, impari come si apre una porta, impari che si può fare anche questo e quest’altro; parlo sempre di tecniche della malavita.

Esco da questa scuola promosso a pieni voti e continuo questa carriera, ormai certo che sarebbe stata questa la mia realizzazione come uomo. Ricordo quanto grandi fossero le mie paure, poi piangevo … Non mi scorderò mai un giorno in cui avevo anche sparato. Feci una rapina e sparai, mi ricordo ancora bene i buchi sulla porta di una roulotte. In quel momento sembri chissà chi, poi in carcere quando mamma venne per il primo colloquio, piangevo come l’ultimo dei bimbi quando gli togli il lecca-lecca: "Mamma, per favore portami via da qui, ti giuro che non lo faccio più!". Questo in completo contrasto con quell’uomo forte che dimostravo di essere. Poi pensavo: "Esco da questo carcere e continuo questa carriera".

Grazie ad un’accurata analisi che, per dono di Dio, Loredana ha fatto per giorni e notti, giorni e notti insieme a me, credo che proprio qui ho cominciato ad accumulare, a vivere quel peccato che di volta in volta rimaneva in me, rimaneva in me. Non so se per carattere o per grande dolore, comunque dovevo primeggiare. Primeggiare nella strada significa sangue, significa fare del male e andare contro l’amore. Perciò sono certo che in determinati momenti della mia vita, sono stato completamente a servizio del male, proprio per quella parte di me che non mi riconosco assolutamente. Mi sembra di non essere io, non è possibile che io abbia potuto … Quelle volte in cui ho ricevuto delle suppliche di pietà e ho perseverato comunque nel male, spietato e cinico. Mi chiedo ancra oggi com’è possibile che io abbia fatto certe cose …

Ho continuato questa carriera sempre più nel male fino ad accumulare dieci anni di detenzione, perciò è stato un continuare a mettere odio, a mettere rabbia in questo corpo e in questa mente. Dall’altra parte continuavo a dilaniarmi sempre di più il cuore, perché c’è sempre stata questa parte di me che soffriva. Prima degli ultimi quattro anni di condanna, ho contratto un matrimonio che subito dopo il mio arresto è fallito e da cui ho avuto un bimbo. Mi sono sposato in Comune. Mi ero sposato da poco e una mattina mi hanno arrestato. Mi suonano: "Può venire un attimo con noi? Ci sono delle multe da controllare". Dopo due anni sono ritornato in permesso. Mia moglie si era messa con un altro, l’ho ammazzata di botte, mi hanno riportato in carcere per altri due anni e mio figlio se lo è preso mia mamma. Da quella volta non ho più avuto niente a che fare con mia moglie per otto anni. Finisco di scontare questi altri due anni, esco e dico: "Mamma, guarda, non ce la faccio più, basta, andiamocene via da qui!".

È stato un continuo costruire e distruggere, dall’apice dell’essere ricco al carcere per poi ricominciare da capo … "Ma basta, non ce la faccio, andiamo via da qui!".

Andiamo a vivere fuori Roma, dove con tanta fatica, ma assolutamente nella disonestà, ho trovato un’altra villetta bifamiliare, dove vivevamo io e mio figlio e accanto mia mamma, un negozio di fiori e comunque parecchi lavoretti, un po’ di soldi in prestito dall’usura. Credevo di essere bravo … Mi ero ritirato da giri pesanti …

Tanti di noi lo credono veramente: "Adesso sto facendo il bravo", perché dopo tanti, tanti anni di un certo tipo di vita, si perde la consapevolezza e si pensa: "Questo è il mondo e la vita che io conosco e perciò tutti quelli che conosco sono cattivi e fanno certe cose". Lo dicevo sempre a mio figlio. Perciò: "Ora faccio il bravo, do solo qualche soldo al 10 % al mese, una rapina me la faccio ogni tanto se sono tanti soldi, sennò non vengo, mi raccomando, non facciamo del male ai ragazzini. Ora sono bravo, capito?".

Mamma rimane vedova, incontra un anziano e decide di risposarsi per vivere gli ultimi anni insieme a lui. Un signore anziano, curava l’orto, fumava la pipa, giocavano a carte e io comunque la notte ero sempre in giro, ero contento di questo.

Si sposano e dopo quattro mesi di questo matrimonio una mattina, mentre mamma sta stendendo i panni, lui la uccide col fucile a pallettoni da cinghiali e si uccide anche lui. Niente da fare: lo posso raccontare pure cento volte ma la botta mi arriva sempre … E questo nuovo dramma che mi è successo ho pensato bene di anestetizzarlo con quantità industriali di cocaina; non potevo quasi più rimanere un minuto senza questa sostanza. Questa altra mazzata, sommata a tutto quello che mi ero causato anche per mia responsabilità … Non ce la facevo più e questa quantità enorme di droga ha completato la devastazione fino a farmi riperdere tutto quello che avevo conquistato materialmente, perché dentro di me già non avevo più niente. Sono arrivato a dover ricercare la mia ex moglie per ridarle mio figlio: ora non ero più un papà, ero un papà che si bucava, un papà che doveva rubare; mentre prima, dopo aver sparato a una persona ed essermi lavato le mani, rientravo a casa e facevo il bravo papà. Prima riuscivo a dividere le due vite; adesso non riuscivo più a farlo, ero proprio un drogato cronico.

Questo nuovo distacco anche da questo bimbo, da mio figlio … Ho cominciato a cercare la morte, la morte fisica, perché per quanto riguarda il cuore, ero già morto dentro da tempo …

Loredana mi dice sempre: "Quante volte me lo hai fatto sperimentare!". Immaginate quanto fossi duro tanto tempo fa e quante volte dicessi no all’amore. E lei mi diceva: "Se tu ti inginocchi qui, se preghi, vedrai e sperimenterai un pezzettino di paradiso".


di Claudio/ 25/07/2007 - korazym.org

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