Razzismo Democratico

Il discorso pubblico sull’immigrazione viene alimentato da notizie e campagne che tendenzialmente utilizzano una rappresentazione negativa degli stranieri. L’esperienza quotidiana di milioni di persone, che hanno relazioni dirette con uomini e donne migranti, porta invece ad una idea più complessa, e in prevalenza positiva, della presenza degli stranieri,
L’immigrazione è uno di quegli ambiti nei quali la differenza tra realtà e sua rappresentazione è talmente ampia da produrre effetti disastrosi diretti sulla vita delle persone coinvolte, oltre che sulle scelte delle comunità nelle quali queste vivono.


Valga per tutti l’esempio della vicenda avvenuta pochi mesi fa nella metropolitana romana dove è morta una ragazza italiana a seguito di un diverbio, sfociato in colluttazione, tra questa e due giovani ragazze di nazionalità rumena. Le due ragazze, di cui una minorenne, sono state trattate alla stregua di pericolose criminali e, nonostante le circostanze e le testimonianze indicassero univocamente che si era trattato di un incidente, l’accusa mossa alla ragazza rumena autrice della violenza è stata un’ accusa di “omicidio d’impeto”, assolutamente sconosciuta e mai utilizzata, le cui conseguenze possono essere molto pesanti in termini di pena. La stampa e la politica hanno dedicato uno spazio enorme a questa vicenda. Intorno ad essa si è coagulato il peggior armamentario razzista che l’Italia conosca ed è emersa la debolezza della cultura politica democratica del nostro Paese e, soprattutto, di quella dei partiti. La ragazza minorenne, come purtroppo spesso accade quando si tratta di stranieri, è stata criminalizzata dai giornalisti (che ne hanno anche pubblicato le foto), senza alcun rispetto delle regole che riguardano i minori e trattenuta in carcere per molti giorni per la sua pericolosità, nonostante le testimonianze indicassero la sua estraneità ai fatti.
Negli stessi giorni, a Nola, un italiano, a seguito di un diverbio avvenuto nel suo bar con un polacco, e dopo che questo torna a casa, esce con un fucile e, nel tentativo di uccidere lo straniero, ammazza la figlioletta Carolina. Questo fatto, gravissimo e intenzionale (l’italiano è uscito dal suo bar con il fucile in mano per uccidere, sbagliando poi l’oggetto della sua rabbia), per il quale non si può parlare certamente di incidente ma al più di errore, viene presentato dai giornalisti come incidente e ad esso viene dedicato uno spazio minimo per un solo giorno. Nessuna intervista alla famiglia e ai compagni di classe, nessuna interrogazione parlamentare, niente trasmissioni televisive di approfondimento. La famiglia, lasciata sola, decide di ritornare in Polonia e nessuno si interessa al suo destino, alla sua condizione.
Due storie che spiegano bene qual è il clima nel nostro Paese e quali sono le responsabilità di chi contribuisce in maniera determinante ad orientare l’opinione pubblica.I due fatti sono solo una piccola parte della campagna di criminalizzazione dei migranti che ha fatto emergere, non è la prima volta in Italia, l’orientamento prevalente di quello che potremmo chiamare “schieramento democratico” a inseguire, in tal modo alimentandole, le peggiori pulsioni degli italiani, ribaltando le responsabilità dei fatti. La lettera di un elettore di sinistra apparsa in prima pagina su Repubblica che chiede aiuto perché sta diventando razzista è la migliore dimostrazione di questo ribaltamento. Parafrasando un famoso comico italiano il signor Poverini dice in sintesi: non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono stranieri (cioè cattivi). Ci fanno diventare razzisti con il loro comportamento.
La risposta del famoso commentatore su Repubblica, del Ministro dell’Interno e di molti sindaci, democratici per l’appunto, è quella di sempre e dimostra, se fosse stato necessario “la banalità del male”: 1) la sicurezza non è né di destra né di sinistra, 2) basta con il buonismo, dobbiamo colpire i cattivi, 3) gli stranieri non sono tutti cattivi, ma non si può far finta che i cattivi non ci siano, 4) dobbiamo proteggere i deboli, cioè anziani, donne e persone che subiscono violenze e furti. Una serie di ovvietà la cui combinazione porta a scelte concretamente discriminatorie, sbagliate e costose. Più polizia e più controlli nei quartieri, espulsione dalle città dei gruppi individuati come capri espiatori (rom, rumeni, lavoratori stranieri che vivono in condizioni di precarietà, ...), minori garanzie per gli stranieri in generale.
I piani sulla sicurezza sono l’esempio più evidente di come ad un problema concreto, l’insicurezza diffusa (le cui cause sono da ricercare altrove), si cerca una risposta sul piano della rappresentazione pubblica e non sul piano concreto della rassicurazione dei cittadini. Anziché ricercare forme di mediazione sociale che affrontino i conflitti presenti e quelli inventati, si preferisce dare risposte che possano trovare spazio nelle conferenze stampa e nei talk show televisivi.
Il razzismo democratico è responsabile di un imbarbarimento delle relazioni che, oltre a non risolvere alcun problema e a costare caro alla collettività (a proposito dei costi della politica) rischia di cancellare ogni sforzo fatto in molte città dalle comunità locali e di promuovere frammentazione e conflitti.


*responsabile Arci per l'immigrazione


di Filippo Miraglia - 25.07.07 - articolo21.info

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