Bambini soldato e povertà

Bambini soldato e povertà. Il cardinale Martino chiede più impegno alla Comunità internazionale


Un appello contro il dramma dei bambini soldato, ma anche l'invito alla Comunità internazionale a fare di tutto per raggiungere gli "Obiettivi di sviluppo del Millennio". La Santa Sede conferma il suo impegno in difesa degli ultimi.

Un appello contro il dramma dei bambini soldato, ma anche l'invito alla Comunità internazionale a fare di tutto per raggiungere gli "Obiettivi di sviluppo del Millennio". La Santa Sede conferma il suo impegno per gli ultimi, attraverso le parole del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio Justitia et Pax, in questi giorni in viaggio in Uganda. Il porporato è stato chiaro e diretto, spiegando che il problema dei bambini soldato "non può considerarsi risolto semplicemente perché sono cessate le ostilità in un Paese in cui fino a ieri questi minori erano impegnati in azioni belliche". "Quando un giovane imbraccia un fucile sta compiendo un atto contro natura, - ha detto Martino - ma è lo stesso una tragedia quando tanta gioventù, dopo aver militato nelle fila della guerriglia, finisce per strada a mendicare, costretta all'accattonaggio se non addirittura alla prostituzione".

E' necessario quindi mobilitare le coscienze "affinché tanti bambini ex soldato possano godere di una sana istruzione e di un conseguente accompagnamento per entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro". I ragazzi venivano rapiti dai loro villaggi per entrare, testimonia padre Giulio Albanese, direttore di "Popoli e Missioni", la rivista missionaria della Chiesa Italiana, "nelle fila del Lord's Resistant Army, i famigerati ribelli che hanno seminato, per oltre un ventennio, morte e distruzione nelle regioni settentrionali del Paese". Gli ex bambini soldato, afferma il missionario giornalista, "hanno voglia di redenzione, voglia di tornare a scuola. E in Africa gli studenti costituiscono una straordinaria risorsa per la Chiesa, perche' rappresentano il futuro. Loro sono il domani della società nel mondo ormai villaggio globale".

Una linea che il cardinale ha ribadito anche nei giorni scorsi ai lavori del World Council dell'International WCS, il movimento ecclesiale che riunisce gli studenti di scuole superiori e universitari a livello mondiale. Durante la celebrazione di apertura, Martino ha rivolto il suo pensiero a coloro che soffrono, in particolare nel nord Uganda. Specialmente ai ragazzi, ai quali il porporato ha portato "il saluto accorato del Santo Padre". Oggi, una tappa simbolica con la visita pastorale nel distretto settentrionale di Gulu, nei campi dove sono accolti i profughi della sanguinosa guerra civile che dalla fine degli anni Ottanta ha causato morte e distruzione nel Nord Uganda.

Il viaggio nel Paese africano, tuttavia, dà modo di pensare alle difficoltà di tutto il continente, perché, ha spiegato il cardinale, "dobbiamo passare dalle parole ai fatti e guardare agli 'Obiettivi di sviluppo del Millennio' come a qualcosa che, con l'impegno e la buona volonta', puo' essere raggiunto". "E' finito il tempo delle semplici promesse - ha detto - e do il pieno appoggio all'impegno assunto dal nuovo primo ministro britannico, Gordon Brown, di mobilitare governi, imprenditori e organizzazioni non governative nella lotta per ridurre la povertà". Quando la maggior parte delle nazioni sottoscrisse nel 2000 gli 'Obiettivi del Millennio', "si ritenne che quindici anni sarebbero stati un tempo sufficiente per consentire ai governi di mobilitare le risorse necessarie", ha proseguito Martino, "Non vi è dubbio che in alcune aree qualche progresso è stato fatto e questo è encomiabile; tuttavia i governi devono continuare a adoperarsi per fare di più, soprattutto nei settori della sanità, dell'istruzione e per sradicare la fame e la povertà".

E ricordando che i governi hanno promesso più volte di destinare per il sostegno allo sviluppo l'equivalente dello 0,7% del prodotto interno lordo, il presidente di Giustizia e Pace quantifica l'impegno in 192 miliardi di dollari contro gli attuali 78,6. Questo per dire che "tutti devono adoperarsi per incoraggiare un nuovo punto di partenza, fondato su una rinnovata volontà, la mobilitazione delle risorse e la definizione di un'autentica, condivisa e fattibile partnership globale per lo sviluppo".

06/08/07 - di Mattia Bianchi - korazym.org

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