«Alcol, il primo bicchiere a 12 anni»

Il professor Calabrese: è rischioso, stop alla vendita in discoteca


Il primo bicchiere di alcol sempre più presto, a 12 anni. E, tra gli adolescenti, il diffondersi del "binge drinking" - ovvero 6 o più bevute di superalcolici in una singola occasione - con l'ingestione di mix "esplosivi" e il rischio di finire dritti al pronto soccorso. «Occorre proibire la vendita di superalcolici nelle discoteche», tuona un luminare italiano dell'alimentazione, il professor Giorgio Calabrese. Insieme con Monica Maj e Filippo Rossi, tutti dell'Istituto di Scienza dell'alimentazione della Facoltà di Agraria (diretto da Gianfranco Piva) all'Università Cattolica di Piacenza, ha appena terminato un'indagine sul consumo di alcol, vino, alcolici e superalcolici in un gruppo di adolescenti piacentini. Con risultati, purtroppo, sorprendenti per tutti, a cominciare dai suoi stessi autori, che l'hanno pubblicata sulla rivista dell'Istituto Superiore della Sanità.


I dati emersi dall'indagine sui giovani piacentini hanno mostrato profili simili a quelli nazionali dell'Osservatorio permanente su giovani e alcol (Doxa-Worl Drink Trends) e dell'indagine Multiscopo Istat. Vale a dire «un quadro preoccupante, per la precocità del consumo di alcol e perchè l'assunzione di alcolici ed in particolare di superalcolici, avvenendo al di fuori dell'ambito familiare, è meno controllabile e può più facilmente sfociare in situazioni di alcolemia elevata, con rischi diretti e indiretti». Lo studio piacentino conferma come la stragrande maggioranza degli studenti consumi vino o bevande alcoliche. Nel caso dei maschi, poi, è la quasi totalità della popolazione oggetto di indagine a consumare alcol. L'età media del primo contatto con l'alcol è bassa: per il vino, 14 anni i ragazzi, 12 anni le ragazze.
«Ciò che emerge con più chiarezza dalla ricerca che abbiamo compiuto - spiega il professor Calabrese - è che il primo assaggio di alcol avviene oggi troppo precocemente, a 12 anni. E questo è preoccupante. Preoccupante anche per chi come me ha sempre difeso moderate assunzioni di alcol, a stomaco pieno, ma a cominciare dai 16-17 anni. Quanto poi alle bevute del fine settimana - avverte Calabrese - non stiamo tanto parlando dell'assunzione di vino o alcolici, ma di superalcolici: la stessa quantità provoca effetti tripli, parlo di danni, su fegato e cervello, rispetto al vino. Il problema quindi da tenere presente non è quanti bicchieri il ragazzo svuoti, ma il tasso alcolemico complessivo, perchè esistono sul mercato "bombe" che mixano insieme superalcolici diversi, con il rischio ulteriore che vi venga associata l'assunzione di stupefacenti».

Fenomeno collaterale e, purtroppo, emergente, quello che gli esperti internazionali indicano come binge drinking, ovvero 6 o più bevute in una sola occasione. Anche questo connoterebbe tristemente i nuovi stili di vita adolescenziali. «E' un modo - denuncia Calabrese - per finire dritti al pronto soccorso. E, secondo le testimonianze degli stessi giovani, questa consuetudine avviene di solito fuori casa, in prevalenza in discoteca. Mettere agenti della polizia fuori dalle discoteche di tutta Italia è impossibile, perchè il personale è insufficiente. L'obiettivo di lungo periodo è di arrivare a far si che la vendita di superalcolici in discoteca venga fermata. Dobbiamo contrastare il fenomeno ma dobbiamo anche prevenirlo: e allora perchè non defiscalizzare i costi per l'acquisto degli etilometri? Con questo strumento i ragazzi potrebbero controllarsi gratuitamente i valori e sarebbe opportuno che fosse la discoteca stessa a metterlo a disposizione».


Simona Segalini - 27/07/07 - liberta.it

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