Incidenti stradali, è emergenza nazionale

Incidenti stradali, è emergenza nazionale. ''Il governo fa pochissimo''


Il punto della sezione italiana dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’Istituto superiore di sanità: svanito l’effetto positivo della patente a punti, il numero di morti fra i giovanissimi resta costante. Sulle strade 6000 morti l’anno, oltre 300mila feriti, 15mila invalidi gravi


ROMA - Ogni anno seimila morti, 15mila invalidi gravi, 120mila ricoverati nelle strutture sanitarie e un milione e mezzo di accessi al Pronto Soccorso: cifre di una battaglia che non si riesce a vincere e che si fa una gran fatica anche a combattere, numeri di fronte ai quali si vive quasi con rassegnazione e che non si riesce ad abbattere. Il governo fa poco o nulla, le campagne informative da sole non servono o servono a poco, le morti del sabato sera non accennano a diminuire e in mancanza di una diffusa cultura di attenzione alla sicurezza e alla legalità l'Italia è destinata a non compiere alcun passo avanti nella direzione sperata. E' un'analisi impietosa quella che il Centro di Medicina del Turismo dell'Organizzazione mondiale della sanità e l'Istituto superiore di Sanità fanno della situazione degli incidenti sulle strade alla vigilia del mese più caldo dal punto di vista non solo atmosferico ma anche autostradale: milioni di veicoli in movimento e un elenco giornaliero di nuove vittime della strada. Un'analisi che coglie con particolare attenzione l'aspetto del principale fattore di rischio, l'alcol (causa di un incidente su quattro) e che riserva accenti fortemente critici nei confronti delle mancate misure di prevenzione decise dal governo.

"Nel mondo la principale causa di morte per i giovani fra i 20 e i 25 anni sono gli incidenti stradali: anche nel nostro paese ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza nazionale, vissuta con pericolosa assuefazione anche dal mondo politico - ha affermato Walter Pasini, direttore del Centro Oms di Medicina del turismo: "Bisognerebbe pensare alla riduzione del numero di incidenti sulle strade come ad una priorità nazionale, ma il governo fa veramente troppo poco". Il problema, spiega, è molto complesso, dovuto ad una pluralità di cause, dalla "disastrosa rete stradale" ad un "pessimo manto stradale", dalle cattive condizioni delle automobili fino all'assunzione di alcol, droghe, farmaci e altre sostanze in grado di alterare le percezioni del guidatore: è per questo che per ottenere risultati significativi dovrebbe essere messa in campo un'azione coordinata a livello nazionale, come accaduto - e con buoni risultati - sia in Francia che in Germania. In Italia, invece, gli effetti positivi della patente a punti si sono ormai esauriti, e non sembrano esserci all'orizzonte iniziative capaci di incidere sul problema.

"La chiave del successo" - ha sostenuto Emanuele Scafato, direttore del Centro Oms per la promozione della salute e la ricerca sull'alcol - è data dalla combinazione di "controlli rigorosi" e di un "aumento della consapevolezza" attraverso campagne informative ad ampio raggio. Una giusta combinazione fra informazione e repressione che ha visto la Francia dimezzare la mortalità da incidente stradale con i suoi tre milioni di controlli sulle strade all'anno. Nel nostro paese, è stato spiegato, i controlli sono 250mila all'anno, il che significa che "l'automobilista italiano ha la probabilità di subire un controllo ogni 176 anni". Decisamente troppo poco. Anche in Germania la normative si sono fatte molto più severe, fino alla recentissima decisione, vecchia di appena due settimane, di portare a quota zero il tasso di alcolemia consentito per i guidatori sotto i 21 anni e per chi ha conseguito la patente da meno di due anni. In sostanza, per queste categorie si tratta di un divieto totale di bere. Questi sono solo due esempi delle misure messe in campo dai paesi comunitari per raggiungere l'obiettivo deciso dalla Commissione Europea e che propone come obiettivo prioritario il dimezzamento del numero di persone uccise sulle strade europee, passando da quota 50mila (registrata nel 2000) ad una quota pari a 25mila entro il 2010. "Un obiettivo, il dimezzamento dei morti - sostiene Scafato - che a meno di miracoli il nostro paese non potrà neppure avvicinare".

Eppure - ha fatto notare Marco Giustini, del Reparto Ambiente e traumi dell'Istituto Superiore di Sanità - la riduzione degli incidenti stradali comporterebbe non solo vantaggi in termini di vite umane salvate, ma anche in termini sociali ed economici. E a dirlo sono i dati nudi e crudi ricavati dall'Istat, dai verbali degli incidenti di Polizia e Carabinieri, dalle cartelle cliniche degli ospedali. In breve: delle 550mila persone che ogni anno muoiono in Italia, quelle causate da incidenti stradali si attestano all'1,2%: quella che è la settima causa di morte diventa però la seconda per le classi di età inferiori ai 40 anni. Il che significa, da un'altra angolazione, che la metà delle persone che muoiono sulle strade ha meno di 40 anni, con dati ancor più eloquenti nei soli fine settimana. Negli ultimi trentacinque anni sono 350mila le persone morte a seguito di incidenti stradali:, con una media stabilizzatasi sui seimila decessi negli ultimi anni. In termini globali, dal 1970 ad oggi il loro numero è calato piuttosto considerevolmente, con una sola eccezione: la classe di età compresa fra i 18 e i 39 anni. In questi casi si assiste ad una preoccupante stasi: muoiono 25 persone ogni 100mila residenti fra i 18 e i 24 anni, venti persone ogni 100mila residenti fra i 25 e i 29 anni, undici persone ogni 100mila residenti fra i 30 e i 35 anni. Se muore un diciottenne, insomma, c'è più di una probabilità su due che si tratti di una vittima della strada. Numeri elevati anche per i feriti (316mila l'anno) e i ricoveri: nel 2003 ne sono stati contabilizzati 135 ogni 100mila abitanti (numero globale: 78484), ma il dato reale stimato è di 120mila ricoveri, con una media di 7 giorni di degenza, e almeno un milione e mezzo di passaggi al Pronto Soccorso. Un carico economico non indifferente per il servizio sanitario nazionale, cui va ad aggiungersi anche quello sostenuto per i 15mila invalidi gravi: circa il 60% dei soggetti ricoverati in riabilitazione è lì a causa di un incidente stradale. Una spesa sanitaria difficile da calcolare, ma che potrebbero giungere anche ad alcuni punti percentuali di Prodotto interno lordo. (ska)


27/07/07 - superabile.it

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