Draghi: il tesoretto non c'è

Scossa da Bankitalia: "Aumentare l'eta pensionabile"


La ripresa economica c’è, la fase congiunturale è favorevole al punto tale da poter procedere subito al riequilibrio dei conti con la riduzione del disavanzo ed il raggiungimento del pareggio di bilancio, «essenziale per un rapido e significativo abbattimento del debito pubblico». Così come «cruciale» è l’intervento sulle pensioni, con l’allungamento dell’età pensionabile, e fondamentale, per aiutare lo sviluppo, è un taglio della pressione fiscale, arrivata ormai ai livelli massimi degli ultimi decenni. I programmi del governo nel Dpef 2008-2011 «confermano l’obiettivo del pareggio di bilancio nel medio periodo» ma per il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, «rinunciano a sfruttare il miglioramento delle previsioni tendenziali per accelerarne il conseguimento».

Circa la metà degli interventi correttivi necessari per raggiungere il pareggio del bilancio «è rinviata all’ultimo anno dell’orizzonte di programmazione». Eppure, ha spiegato il governatore davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, «l’esperienza dei primi anni di questo decennio suggerisce di utilizzare le fasi favorevoli del ciclo per operare una decisa riduzione del disavanzo». Il rischio, ha avvisato Draghi, è di «dover correggere in futuro, in condizioni cicliche più difficili, le scelte di oggi». Quindi ogni discussione sull’utilizzo del tesoretto è superflua: anche il termine «è fuorviante. Con il nostro debito pubblico, con un disavanzo strutturale pari al 3%, con oneri significativi attesi per i prossimi anni a causa delle prospettive demografiche, non esiste un tesoretto da spendere. La nostra esperienza passata e quella di altri paesi suggerisce di usare questo miglioramento dei conti rispetto alle previsioni, che riflette certamente un ciclo molto favorevole, per ridurre il disavanzo e il debito».

E che il ciclo sia positivo bastano i dati a dimostrarlo. Sempre ieri, la Banca d’Italia ha diffuso il bollettino economico che ha ormai scadenza trimestrale. La produzione industriale è in ripresa, con un incremento a giugno di mezzo punto percentuale rispetto a maggio, quando era salita di un punto sul mese precedente. Il calo registrato nel primo trimestre dell’anno sembra quindi superato. E sul fronte della crescita, le stime di via Nazionale sono incoraggianti: l’economia italiana si sviluppa a tassi in linea o addirittura superiori a quelli stimati come potenziali, con un pil atteso a +2% nella media del 2007 e +1,7% nel 2008. La ripresa dell’attività produttiva, sostenuta dalle esportazioni e dagli investimenti come nei trimestri precedenti, trae sostegno dall’accelerazione della spesa delle famiglie, con un inatteso aumento dei consumi del 2,8% in ragione d’anno nel primo trimestre del 2007. Il ritorno alla crescita «non è stabile senza la ripresa dei consumi», ha spiegato Draghi in audizione. La crescita va sostenuta anche attraverso una riduzione della pressione fiscale, arrivata «in prossimità dei valori massimi degli ultimi decenni», al 42,8% per il 2007. E se fino ad ora la lotta all’evasione ha iniziato a dare alcuni risultati, occorre proseguire su questa strada: «Far pagare le imposte a tutti quelli che le devono pagare per diminuirle ai contribuenti onesti».

Nel Dpef si sottolinea che il contenimento e la graduale riduzione della pressione fiscale «rappresentano un impegno prioritario; di conseguenza, il finanziamento dei maggiori oneri previsti dal documento come le spese connesse con impegni già presi, quelle legate al rinnovo di prassi consolidate quali gli stanziamenti per le future tornate contrattuali e in favore dell’Anas e delle Ferrovie, e infine, gli oneri derivanti da nuove iniziative (11 miliardi solo per le prime due categorie) dovranno derivare da «risparmi di spesa. Il Dpef - ha puntualizzato Draghi nel corso dell’audizione - non precisa come questi verranno realizzati».

Per un riequilibrio duraturo dei conti pubblici sono cruciali le scelte in materia di pensioni, in un paese in cui il rapporto tra ultrasessantenni e popolazione in età da lavoro, pari al 42% nel 2005, raddoppierà nel 2040. Draghi non è contrario all’aumento delle pensioni minime, ma «nella situazione demografica che si prospetta per i prossimi decenni solo scelte coraggiose volte a elevare l’età contro chi ha e favorevoli a chi non ha, ma chiediamoci quante tasse dovranno pagare i giovani nei prossimi anni per sostenere il sistema pensionistico così com’è. L’aumento delle pensioni di importo più basso appena definito dal governo mira ad alleviare la situazione di disagio economico in cui si trova un’ampia fascia di anziani. L’erogazione di pensioni di importo adeguato a un numero crescente di anziani è la sfida da affrontare nei prossimi anni», ha concluso.


17.07.07 - lastampa.it

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