La causa dei soldati italiani colpiti dall'uranio impoverito

La causa dei soldati italiani colpiti dall'uranio impoverito dinanzi al COCER Esercito


Lecce - Alla presenza di una delegazione del Cocer (Consiglio Centrale di Rappresentanza) dell'Esercito, il Capitano Carlo Calcagni , il 18 luglio presso la Scuola di cavalleria di Lecce, esporrà la sua storia di militare vittima della contaminazione da uranio impoverito durante le missioni all'estero. Carlo Calcagno, capitano elicotterista dell'Esercito italiano, è affetto da neoplasia in seguito ad una missione in Bosnia nel 1995 dove è venuto in contatto con le sostanze e i metalli pesanti prodotti dall'esplosione di armi prodotte con uranio impoverito.

Il COCER Esercito del X mandato, in accordo con lo Stato Maggiore dell'Esercito, ha dunque deciso di prendere atto di tale situazione e di schierarsi a tutela dei propri soldati e delle rispettive famiglie colpite da oncopatologie, consapevole infatti della necessità di porre in essere azioni e progetti finalizzati a garantire la massima assistenza sanitaria, sociale e previdenziale al personale militare.

Da molti anni, infatti, la contaminazione dei soldati italiani da agenti radioattivi contenute nelle armi, è caduta nell'oblio dei media e delle istituzioni, nonostante la gravità delle malattie che ha colpito centinaia di persone. Dopo che emerse il caso, e i continui tentativi di negare l'evidenza, si è avuta la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta "sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, nonché le popolazioni civili nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio nazionale" , con la deliberazione del 17 novembre del 2004. La Commissione, al termine dei lavori ha infatti stabilito che "dalle risultanze delle audizioni svolte, ed anche dalle verifiche e dalle testimonianze raccolte durante la missione nei Balcani, non sono emersi elementi che consentano di affermare che le patologie in questione siano da attribuire ad effetti tossicologici o radiologici derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti o alla contaminazione chimica dovuta a questo tipo di munizionamento. In proposito, appare di rilievo la circostanza che, a tutt'oggi, non sono state riscontrate, a quanto risulta alla Commissione, tracce di uranio impoverito in campioni istologici di militari italiani impegnati nelle missioni in Bosnia-Erzegovina e in Kosovo che hanno sviluppato patologie tumorali."

Negando dunque una correlazione con le patologie tumorali all'esposizione a tali sostanze, la Commissione parlamentare afferma invece che "in base alla pubblicistica scientifica acquisita, l'esistenza di un rischio significativo per la salute riconducibile in quanto tale all'uranio impoverito sembra doversi circoscrivere ai soggetti che abbiano comunque potuto inalare l'aerosol che si sviluppa a seguito dell'impatto di proiettili a UI: in concreto, tale situazione sembra poter ricorrere solo per coloro che si fossero trovati a breve distanza di tempo da un mitragliamento con utilizzo di proiettili a UI ". Allo stesso modo tende a precisare che "quasi tutte le forme di tumore abbiano un'eziologia multicausale, e come in particolare l'esposizione a un ampio novero di agenti chimici, fisici o biologici possa avere effetti mutageni e oncogeni. "

La Commissione parla anche di " un ruolo indiretto dell'UI nel provocare le suddette patologie attraverso l'inalazione delle nanoparticelle da esso generate", rinviando così le ulteriori indagini e una soluzione del caso al Governo italiano " che si attivi presso le competenti istanze dell'Unione europea e della NATO affinchè sia progettato e realizzato uno studio di carattere scientifico su tale questione. "

Al momento dunque la situazione non sembra muoversi, anzi sembra calata in un certo immobilismo, e la lotta di Carlo Calcagno rappresenta un'azione che fa da apripista per la risoluzione dei casi dei soldati italiani che hanno messo a repentaglio la propria salute mentre hanno prestato un servizio pubblico. " Sono orgoglioso di questa occasione che la Forza Armata italiana mi sta dando per parlare del mio caso dopo anni di ricorsi e di procedure burocratiche per veder riconosciuta la mia malattia dinanzi allo Stato italiano." - dichiara il Capitano Carlo Calcagno.

Cosa dirà dinanzi al COCER e quale documentazione presenterà?

Quella di mercoledì è un'occasione molto importante per me, perché esporrò tutti i dettagli del mio caso, dal momento in cui ho contratto la malattia, sino a tutto l'iter burocratico che ho dovuto percorrere per vedere riconosciuto la connessione dell'esposizione ad un ambiente bellico pericoloso con i danni alla salute che ho subito. In particolare parlerò proprio delle problematiche economico-amministrative, nonché burocratiche, che vengono stabilite per vedersi riconosciuto un diritto legittimo e garantito in maniera automatica. Vi sono infatti delle leggi che tutelano le "vittime del dovere", ma per molto tempo sono stati sollevati dei dubbi sull'automatica applicazione della legge 206 del 2004, dubbi che hanno impedito a me - come a molti - la possibilità di accedere a dei benefici e delle agevolazioni che sono garantiti di diritto. Il mio scopo sarà dunque quello di sensibilizzare il COCER affinchè si attivi per garantire ai soldati italiani un'assistenza minima di sostentamento per affrontare delle malattie logoranti e difficili, malattie contratte proprio durante la prestazione di un servizio pubblico a difesa della sicurezza nazionale.

Vi è dunque indifferenza da parte dello Stato italiano ?

Siamo purtroppo dinanzi ad una situazione paradossale, in cui lo Stato italiano tratta in maniera differente casi simili, come può essere il caso dei soldati morti a Nassirya, o con troppo zelo altri, com'è accaduto il caso dell'indulto promulgato con decreto nel giro di poche ore. Ciò significa che i soldati italiani colpiti dalle scorie dell'uranio impoverito, che lentamente sono morti, altri si sono ammalati nel silenzio avendo così poco spazio all'interno delle cronache dei giornali, sono hanno colpito molto l'opinione pubblica e sono stati dimenticati, la loro voce non è stata ascoltata. Quando il contingente di Nassirya fu duramente colpito da un attacco terroristico, lo Stato - giustamente - ha reso onore a quei grandi uomini che avevano servito la sicurezza nazionale, e tengo a precisare che è stato giusto e dovuto ai carabinieri di Nassirya. Quell'episodio ha però colpito e traumatizzato l'opinione pubblica, al punto che lo Stato è intervenuto a sostegno dei familiari delle vittime in maniera repentina e d'ufficio, senza che sia stata sollevata alcuna causa, come giusto che sia. I soldati che hanno invece prestato servizio in Bosnia o in Kosovo, stanno da anni lottando per vedere riconosciuto un minimo beneficio che spetta loro di diritto.


Cosa ha dunque scoperto durante questi anni di ricorsi e procedure?

Ho portato avanti delle ricerche sia scientifiche che burocratiche, dimostrando innanzitutto che già nel 1970 gli Stati Uniti hanno effettuato degli esperimenti su tale tipo di munizionamento affermando che durante l'impatto, per via dell'elevate temperature che sono in grado di raggiungere - sino a 3000 gradi - i metalli pesanti che contengono sublimano e si polverizzano a tal punto da essere inalati con facilità anche a grandi distanze dal luogo dell'impatto. Questa documentazione è stata consegnata all'esercito italiano, ma non è stata divulgata tra le forza armate, come pure non è stato fornito alcun equipaggiamento di protezione. Esistono dunque dei dati certi che questo tipo di armi sprigiona delle sostanze pericolose che vengono assorbite in pochi secondi dal corpo umano, andandosi a depositare all'interno degli organi vitali. Da molti anni è stata pubblicata persino in internet la mappatura completa delle zone che sono state colpite da questo tipo di armi, con la spiegazione delle precauzioni da prendere e dei possibili rischi. Sono così riuscito a dimostrare senza ombra di dubbi che esiste una correlazione innegabile tra i danni che ho subito e le sostanze a cui sono stato esposto: gli accertamenti e le analisi mediche hanno infatti riscontrato nel mio organismo i metalli pesanti contenenti delle armi ad uranio impoverito, e sono state definite la causa della mia malattia.

Qual è dunque ora la sua situazione?

La mia situazione è alquanto assurda, perché nonostante io abbia avuto il riconoscimento della malattia mediante certificazioni mediche, ottenendo così la "causa di servizio" dinanzi allo Stato Maggiore, non ho ancora avuto alcun sostegno da parte dello Stato che mi permetta di affrontare la mia malattia in maniera serena, senza convivere con la paura di subire l'esproprio della casa per non riuscire a pagare il mutuo, o a dover lottare con gli Istituti di medicina per avere delle cure appropriate.

Lei dunque porterà avanti questa lotta?

Io continuerò a combattere per una causa giusta per garantire alla mia famiglia, alle vittime dell'uranio impoverito e ai familiari dei soldati morti dopo aver contratto delle terribili malattie, il dovuto sostegno da parte dello Stato. Non cerchiamo un capro espiatorio, non cerchiamo un colpevole come spesso si cerca di fare per mettere a tacere una storia, perché sappiamo che lottiamo contro un nemico invisibile, il cd. "fuoco amico" , che ci ha uccisi, ci ha fatto ammalare e ci ha isolati. Noi abbiamo sempre rispettato il nostro dovere, abbiamo assolto al nostro ruolo, e ora continuiamo a lottare per una causa giusta. Io non mi fermerò e finchè avrò forza, continuerò a denunciare l'indifferenza dello Stato.

Si riuscirà, secondo lei, ad eliminare l'uso di queste armi?

Io non credo, perché ne vengono utilizzate sempre di più, proprio per il suo grande potere piroforico, in grado di perforare la corazzata di un carroarmato e sprigionate un terribile calore. Quando nell'1995 bombardavamo la Bosnia neanche sapevamo con quali tipo di armi avevamo a che fare, ma i grandi vertici lo sapevano e hanno nascosto a noi soldati il grande pericolo a cui eravamo esposti. Oggi, dopo questa esperienza, posso dire di aver letto e studiato la maggior parte delle informazioni a proposito, senza che ne sia mai venuto a conoscenza durante la prestazione del servizio militare, nonostante ricoprissi un ruolo di ufficiale. È giunto dunque il momento che diano a tutti noi delle risposte.


16.07.07 - newsitaliapress.it

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