Nuove regole per i medici pubblici

ROMA - Dopo quasi dieci anni di proroghe e di incertezze sulle varie modalità di esercizio, prendono il via le nuove norme per l'attività libero professionale dei medici nel servizio sanitario nazionale. Ancora 18 mesi di tempo per Regioni e aziende sanitarie per organizzarsi bene ma la strada è tracciata e contiene numerosi obiettivi per dare garanzie e certezze ai cittadini, ai medici e dare un forte aiuto a rendere più brevi le liste di attesa.


Il provvedimento ha avuto il sì definitivo della Camera fuori tempo massimo dalla scadenza delle precedenti regole e mette nero su bianco un kit di norme che vanno attuate entro gennaio 2009. Tariffe concordate tra medico e azienda, garanzia di trattare entro 72 ore le urgenze differibili, controllo dei volumi dell'attività medica anche attraverso prenotazioni e riscossione onorario esclusivamente da parte di personale interno alle strutture pubbliche.
Dunque mentre le aziende che non hanno spazi interni, avranno tempo fino al 31 dicembre per affittare, comprare o prendere in convenzione locali per la libera professione, l'obiettivo, di quanti hanno sostenuto il provvedimento, è anche quello di dire basta alle liste d'attesa e a una sanità definita a doppio binario. A garanzia di un sistema trasparente saranno le Regioni che devono fissare sanzioni disciplinari e cercare rimedi per chi non rispetta le regole. Dal canto suo lo Stato può far ricorso ai poteri sostitutivi verso le Regioni inadempienti. Mentre spetta anche all'azienda un monitoraggio interno. Le aziende non potranno venir meno a quanto riportato dai Piani Aziendali che saranno presentati entro quattro mesi dall'entrata in vigore della legge e poi ripresentati al massimo ogni tre anni.
«Con questa legge - ha detto il ministro della Salute Livia Turco - la libera professione dei medici all'interno delle strutture pubbliche è finalmente regolamentata dopo quasi dieci anni di proroghe continue e inconcludenti». «L'intramoenia non sarà più una scorciatoia obbligata per avere subito una prestazione che non si riesce ad ottenere in regime ordinario ma sarà esclusivamente una possibilità in più offerta al cittadino dal servizio pubblico a garanzia della libertà di scelta del medico che riteniamo sia anch'essa un diritto da salvaguardare e regolamentare adeguatamente».


«Una legge che va nell'interesse di tutti - commenta il senatore Ignazio Marino, presidente della commissione sanità del Senato - rafforza il Servizio Sanitario Nazionale, servirà a fare ordine una volta per tutte nell'organizzazione dell'intramoenia, e prevede responsabilità e controlli severi per le amministrazioni che avranno il dovere di applicarla». Positivo anche il parere dei sindacati medici: «Vigileremo molto attentamente sulla applicazione della legge sia nella fase transitoria dei prossimi 18 mesi - dice il segretario dell'Anaao Carlo Lusenti - sia nella gestione definitiva delle norme». Per il presidente degli ordini dei medici Bianco «al di là di ogni considerazione questo provvedimento porta un po' di serenità in una situazione che era diventata rovente e per molti aspetti incomprensibile». Di diverso parere i commenti di Gianni Alemanno di An e di Domenico Di Virgilio di FI: «An si è astenuta rispetto all'approvazione di un ddl sull'intramoenia approssimativo e discutibile - dice Alemanno - ma necessario per evitare che gli errori del governo ricadano sulle spalle dei medici ospedalieri». Mentre Di Virgilio ribadisce la scelta dell'astensione perché «si è condivisa esclusivamente la proroga dei termini per l'intramoenia ma è inaccettabile tutto il resto del provvedimento».


03/08/07 - liberta.it

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