Ancora un paziente che uccide

Psichiatri nuovamente sotto accusa


Una drammatica coincidenza: appena tre giorni fa la Cassazione ha condannato uno psichiatra perchè un suo paziente aveva ucciso un operatore. Ieri a Brescia un paziente ospite di una comunità ha ucciso, in preda ad allucinazioni uditive, un altro paziente con un coltello da 20 centimetri acquistato 10 giorni prima che teneva nascosto nella comunità. Gli psichiatri sono di nuovo sotto accusa


BRESCIA — «La voce mi ha ordinato: uccidi. E io ho dovuto farlo». Claudio Campana, 39 anni, pigiama insanguinato e sguardo nel vuoto, non nega la sua colpa. E' schizofrenico, ma non dice bugie. Agli agenti che lo avvicinano nel cortile della struttura protetta per malati mentali spiega che non riusciva proprio a sopportarla, quella «voce», che doveva farla tacere. Da giorni ripeteva: «Colpisci, colpisci». E lui ha dovuto obbedire. Prima sfogando la sua furia contro il materasso del letto, trovato devastato dai buchi della lama. Poi contro il corpo addormentato del vicino di stanza: Daniele Martani, 28 anni — schizofrenico come lui, alle spalle l'omicidio per raptus della nipotina di appena 4 giorni — ha tentato un'inutile difesa. E' morto quasi subito, sotto la raffica dei 16 colpi inferti con ferocia. «Quello che è successo è chiaro: si è trattato di un raptus dettato dalla malattia mentale — dice il procuratore di Brescia Giancarlo Tarquini — quello che invece va stabilito è se era prevedibile, evitabile. Se ci sono state negligenze». Giovedì scorso la sentenza della Cassazione che ha condannato a quattro mesi di carcere lo psichiatra di Bologna che aveva aveva in cura un paziente schizofrenico che poi uccise un assistente della comunità. L'altra sera l'omicidio di Brescia, in una struttura protetta per malati mentali. Quanto basta per accendere il dibattito sulla legge Basaglia. (Qual'è la tua opinione? Partecipa al sondaggio!) «Ogni caso è a sé — dice il capo dei pm di Brescia che ha affidato l'indagine al sostituto Silvia Bonardi — sarà una consulenza psichiatrica a dire a che titolo Claudio Campana si trovava in questa struttura, a quale terapia era stato sottoposto e se il trattamento era adeguato alle sue condizioni. Bisogna anche stabilire perché aveva quel coltello e nessuno se ne è accorto». Lama lunga 20 centimetri, non arrivava certo dalle cucine della comunità. Claudio il coltello se l'era procurato 10 giorni fa, durante un permesso di uscita diurno. La polizia ha rintracciato il negoziante che glielo ha venduto. Se l'era tenuto in camera per giorni, senza essere visto. Fino alla furia omicida.
«Lasciateci nel nostro dolore — la preghiera dei genitori di Daniele Martani — di nostro figlio è stato scritto anche troppo. Non meritava una fine così». Anche Daniele era diventato assassino per colpa della schizofrenia. Aveva 19 anni quando scaraventò a terra la nipotina Sara di appena 4 giorni che morì all'istante. Era l'8 novembre di 9 anni fa. «Ha agito per gelosia», si disse e si scrisse all'epoca, prima che una perizia psichiatrica rivelasse la sua malattia sancendone la non imputabilità. Dopo il carcere, l'ospedale giudiziario. Quindi il trasferimento nel residence Pampuri del Fatebenefratelli, centro riabilitativo modello. Nessun reato di sangue alle spalle, invece, per Claudio Campana, l'omicida, milanese di origine e residente della comunità di via Pilastroni da 8 mesi. Da ieri è rinchiuso in una cella della Casa circondariale di Brescia in attesa del trasferimento in un ospedale giudiziario.


Il tema è estremamente delicato.
Da un lato ritengo che comunque l'asptto della pericolosità sociale sul piano puramente comportamentale non possa e non debba essere una responsabilità psichiatrica ma di ordine pubblico.
D'altro canto diventa fondamentale che ci rendiamo conto un po' tutti che certe malattie mentali possono essere tenute sotto controllo (a volte il termine "curare" è anche troppo ottimistico) solo con l'uso dei farmaci. Tutto il resto è utilissimo infatti solo una volta che il paziente è in uno stato di accettabile compenso.


Il grosso dubbio è questo però: fin dove possiamo ssere responsabili di ciò che fa un paziente? Fino a che punto possiamo DAVVERO prevedere il livello di pericolosità di un soggetto? Tutti noi sappiamo quanto spesso i pazienti tacciano degli aspetti più gravi del loro disturbo.


Altra domanda: si cerca di smantellare gli ospedali psichiatrici giudiziari. Ma dei malati autori di reato chi diventa responsabile? In che modo i servizi territoriali possono DAVVERO farsi carico di queste bombe?


Indubbiamente la psichiatria, soprattutto negli aspetti più caldi, deve essere sottoposta ad una riflessione seria, approfondita e allo stesso tempo veloce. E soprattutto libera da inutili e pericolose ideologie.


(tratto dal Il Corriere della Sera del 18/11/07) - aipsimed.org

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