E i religiosi radicali rivogliono la sharia

HERAT - Arriva da Herat, da quella che fu per secoli la città più colta e raffinata dell'Afghanistan e dell'Asia centrale, l'appello di un gruppo di religiosi radicali affinché la sharia, la legge islamica peraltro inclusa nella Costituzione, sia applicata in tutti i suoi aspetti, anche quelli punitivi più cruenti di talebana memoria. Pena di morte per gli assassini e gli adulteri, taglio di mano per i ladri, censura sui programmi radiotelevisivi: solo in questo modo, dicono gli oltre duecento religiosi e intellettuali firmatari della risoluzione, si potranno combattere immoralità, alcolismo, corruzione e criminalità dilaganti. Così come avveniva sotto il regime dei talebani, crollato, dopo cinque anni al potere a Kabul, sotto le bombe americane nel dicembre 2001.

«È nell'interesse della società, non ha niente a che fare con i passati governi: la sharia porrà le basi per una pace duratura e armoniosa, prevenendo il caos», ha detto il capo del consiglio degli Ulema (studiosi religiosi sunniti) di Herat, Muhammad Kababiani. La nuova Costituzione del 2004 della Repubblica islamica dell'Afghanistan si rifà alla sharia, ma, pur proibendo tutte le leggi contrarie ad essa, non chiede l'applicazione rigida della legge islamica e prevede la creazione di una società «fondata sulla volontà del popolo e la democrazia». Da quando il presidente Hamid Karzai ha preso il potere nel 2001 è stata eseguita una sola condanna a morte. Ai tempi dei talebani, pene capitali, lapidazioni, punizioni corporali erano comuni. Oggi, in un Afghanistan ancora tradizionale e profondamente conservatore, la criminalità è in aumento.

04-07-2007 - corriere.com

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