Non solo Marilyn

Su di lei è stato detto, scritto, dipinto e immaginato tutto e niente. Pin-up, ballerina, cantante, sogno proibito, attrice, icona del cinema prima e della cultura pop dopo, mito e sex symbol fuori da ogni tempo… Ma soprattutto donna fragile e tormentata, dall’esistenza inquieta e affannosa, come chi è sempre alla ricerca di un qualcosa che però, alla fine, continua a sfuggirgli. Un’interprete straordinaria, dotata di una femminilità sublime e dolorosa che, ancora oggi, continua a risplendere nel sacro Olimpo di Hollywood.

Madre affetta da problemi psichici, padre ignoto, il sospetto di un abuso all’età di dieci anni: queste sono le premesse che segnano la tumultuosa e disordinata vita della piccola Norma Jeane Baker (1 giugno 1926, Los Angeles). Quando i suoi capelli erano ancora bruni e il suo volto sconosciuto al mondo, Norma trascorre la sua infanzia divisa tra famiglie adottive e l’orfanotrofio.

Nel settembre del 1941 conosce James Dougherty, un operaio che divenne il suo primo marito e da cui divorziò nel 1946. I biografi la descrivono allora come una ragazza con poca stima di sé ma dotata già di un lato aggressivo e fortemente volitivo. Una giovane donna molto più intelligente ed infelice di quanto possa far pensare l'immagine che il mondo mediatico le costruì intorno.

Il suo primo tentativo di suicidio risale al 1950, in seguito alla morte di Johnny Hyde, un associato dell'agenzia “William Morris”. Norma lo conobbe ad uno dei tanti “festini” (a cui prendeva parte regolarmente) organizzato dal produttore Sam Spiegel. Hyde era un uomo di successo, famoso scopritore di talenti che annoverava tra le sue “creature” donne come Lana Turner o Rita Hayworth. Nonostante fosse sposato e decisamente in là con gli anni, s’innamorò follemente di lei e, grazie alla sua influenza, la fece inserire nei cast di produzioni eccellenti come ”Giungla d'asfalto” (“The asphalt jungle” 1950, di John Huston) o “Eva contro Eva” (“All about Eve” 1950 di Joseph L. Mankiewicz, dove appare in un cammeo che le rende tutt’altro che onore). L’anziano talent scout le chiese ripetutamente di sposarlo, assicurandole che sarebbe stata una vedova ricca, ma Norma rifiutò sempre. Secondo quanto riportato nella biografia edita da Donald Spoto, la donna ignorò Hyde per settimane, perché impegnata nel rinnovamento di un contratto con il produttore Joseph Schenk,. Ma quando il suo benefattore ebbe un attacco di cuore nel 1950 a Palm Springs, Norma si incolpò della sua morte, tentando di punirsi con il suicidio.

Poi, nel 1954, la fuga in Municipio col giocatore di baseball Joe Di Maggio, suo secondo marito. Unione altrettanto tormentata e conflittuale (alcuni dicono che Di Maggio fosse molto violento con la moglie), e che volse al termine appena nove mesi dopo.

Qualche anno dopo Norma ci riprova: nel 1956 si unisce in matrimonio col celebre commediografo Arthur Miller, insieme al quale coltivò, inutilmente, i suoi sogni di maternità. Norma soffriva infatti di endometriosi, una patologia che rende la gravidanza molto pericolosa. Così, dopo una serie di aborti spontanei, la donna perse definitivamente la speranza di rimanere incinta.

Il suo comportamento instabile, provocato da un costante abuso di alcol e tranquillanti, pose fine anche al terzo matrimonio. Fu questo labile equilibrio interno a portarla, nel 1961, ad essere ricoverata in una clinica psichiatrica.

La sua infelicità, la sua solitudine, erano autentiche, profonde, intrise nel corpo in maniera così radicale da farla vivere nel perenne fallimento. Norma è sempre stata alla ricerca costante di rispetto, un rispetto che sperava di ottenere diventando una brava attrice: ma lo star system preferì affibbiarle il ruolo di bionda svampita senza cervello, quando in realtà la sua vita, ossia il suo divismo, era fatta più di ombre che di luci. Un esempio emblematico di come esistenza e arte possano diventare tragicamente indistinguibili.

Norma fu trovata morta nella sua camera da letto il 5 agosto del 1962, in seguito all’assunzione di un cocktail letale a base di alcolici e sonniferi.

Prima di diventare Marilyn Monroe, prima di essere travolta dai numerosi scandali che la volevano legata ai fratelli Kennedy, prima di firmare contratti milionari, prima delle sue provocazioni, delle sue battute imprevedibili e personalissime (definite, non a caso, “monroismi”), prima di trasformarsi in un banale sex symbol o in un asettico poster da appendere in camera, Norma Jeane Baker è stata una donna, troppo spesso umiliata e dedita al compromesso, trattata più come un oggetto che come essere umano, resa schiava da quello stesso sistema che le aveva dato fama e ricchezze.

“- Hollywood è quel posto dove ti pagano 1.000 dollari per un bacio e 50 centesimi per la tua anima. Io lo so perché ho rifiutato spesso la prima offerta e accettato la seconda -“
In pochi si sono sforzati di guardare oltre la sua immagine bidimensionale. Ma se osserviamo bene, oltre quei teneri occhi socchiusi e la bocca carnosa, possiamo ancora scorgere quel barlume di umanità che in vita le fu ingiustamente negato.

03 - 07 - 07 - alcinema.org

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