Il campione senza gambe

La corsa divina del campione senza gambe

Alla vigilia del Golden Gala di Roma, una riflessione di Candido Cannavò
sulle sfide e i talenti degli sportivi disabili. Atteso nella capitale “il
campione senza gambe”, Oscar Pistorius



Tratto dalla Gazzetta dello Sport (di Candido Cannavò)



Ho raccontato storie di disabili che, tradotte col cuore, diventano musica: inni
alla vita. Ne ho trovate tante: nell'arte, nella cultura, nella medicina e ? con
tocchi di sana provocazione ? anche nello sport.



Pensate al corpo sbriciolato di Alex Zanardi che si ricompone nella splendida
metà superiore. E con la testa e il busto rinascono insieme un uomo affascinante
e un pilota campione di ardimento che ha la gratitudine incorporata nella sua
anima.



Pensate alle navigazioni oceaniche di Andrea Stella ? colpito da un agguato del
cattivo mondo ? su una barca costruita per le carrozzine dei disabili. Pensate
anche a Luca Pancalli, azzurro di pentathlon moderno a diciassette anni,
schiacciato da un cavallo bizzarro e risorto su podi paralimpici con tante
medaglie d'oro e poi in vertici assoluti di dirigenza sportiva, alfiere
indiscusso di una generazione nuova.



Viaggiando nel mondo dei disabili ho scoperto, grazie al prezioso collega
Claudio Arrigoni, la storia dolorosa, incantevole, avvincente di un bambino
sudafricano con nonni italiani, cui a undici mesi furono amputate le gambe
spaventosamente malformate. Il padre che alla nascita del piccolo si augurava
che il Cielo se lo riprendesse, ha cominciato ad adorarlo come accade, per
ispirazione divina, a tutti i genitori dei disabili. E adesso quel frugoletto,
Oscar Pistorius, stupendo atleta a 21 anni, annuncia l'avvento di un miracolo
terreno: lui senza gambe, spingendo due protesi di carbonio costruite in
Islanda, può competere alla pari con una larga parte di atleti veri e sani.
Punta ai prossimi Mondiali, punta all'Olimpiade di Pechino. Il suo record di
46"34 sui 400 metri lo porterebbe ad arrampicarsi sul podio di un campionato
italiano.



Nel 1996 ai Giochi di Atlanta conobbi Paola Fantato, una bella ragazza veneta in
carrozzina: gareggiava, prima donna al mondo, nell'Olimpiade e nella
Paralimpiade.

Mi innamorai di quella storia, ma era tiro con l'arco: il talento non riguardava
le gambe inerti, si concentrava altrove.



Oscar Pistorius, invece, sfida le regole della vita e dello sport e corre nel
vento con due lame che si conficcano sul tartan della pista. Ha già stupito il
mondo. Domani sera al Golden Gala di Roma, tra tante stelle dell'atletica, ce ne
sarà una fiammeggiante: lui, il campione senza gambe.

C'è il grosso pericolo che la curiosità epidermica prevalga sul valore umano e
sportivo di ciò che vedremo. Io stesso mi sento inquieto per paura che si macchi
con un peccato di sensazionalismo questa storia in cui la grazia divina e la
volontà umana si fondono in un capolavoro degno di Michelangelo. Io vorrei
semplicemente guadare Oscar nei suoi occhi chiari e dirgli: «Bravo e grazie per
il coraggio che ci dai».



12 luglio 2007 - superabile.it


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