L'illusione di Kyoto

Come funziona in pratica il protocollo di Kyoto


C'è una legge in Italia, il Decreto Legislativo 216/06, che definisce quando una
azienda debba entrare a far parte del sistema deciso nel protocollo. Tutte le
aziende interessate richiedono allo stato delle quote disponibili di CO2,
espresse in tonnellate, a seconda di quante ne avevano consumate i tre anni
precedenti. Lo stato ne assegna un po' di meno di quelle che servirebbero,
nell'ottica di diminuire le emissioni totali del 6,5% (per l'Italia) entro il
2012. A questo punto l'azienda deve costituire un sistema di gestione che
monitorizzi le emissioni di anidride carbonica che produce, quindi deve, a
seconda dei suoi cicli produttivi, fare prelievi, analisi, calcoli e stime che
diano un conteggio di quante tonnellate di anidride carbonica abbia emesso in
atmosfera in un anno. Alla fine di ogni anno, entro Aprile, l'azienda deve
chiamare un ispettore di un ente di controllo, autorizzato dal ministero
dell'ambiente, che verifica i conteggi in base ai documenti aziendali ed a una
ispezione agli impianti. L'ispettore scrive un rapporto e propone al suo ente di
convalidare, o di non accettare, i conteggi fatti dall'azienda; in caso positivo
l'ente emette un certificato che autorizza l'azienda a comunicare al ministero
dell'ambiente il conteggio riscontrato.


Ora, se le tonnellate emesse sono minori di quelle ricevute
in quote allora è una azienda virtuosa, e non solo non deve pagare altro, ma può
vendere le quote avanzate nei Mercati delle Emissioni appositamente creati a
livello mondiale. Se invece ne ha consumate troppe, allora ha poche possibilità:
o compra delle quote dalle aziende virtuose, oppure paga una multa pari a 40€
per ogni tonnellata di troppo. Altra possibilità è fare degli investimenti nei
paesi in via di sviluppo finalizzati alla riduzione in quei luoghi di emissioni
di CO2, cosa questa che fa guadagnare altre quote.



Quanto costa ad ogni famiglia italiana



Il protocollo di Kyoto, naturalmente, costa. Costa alle aziende che devono
implementare il sistema descritto sopra, perché devono assumere dei consulenti
che le dicono come effettuare i conteggi, pagare le analisi di laboratorio
necessarie, dedicare delle risorse umane alla gestione ed alla implementazione
del sistema, pagare l'ispettore e l'ente di verifica, e infine, se come succede
quasi sempre hanno prodotto più anidride carbonica di quella concessa, pagare le
sanzioni risultanti oppure comprare altre quote, per spese che possono essere di
alcune decine di migliaia di euro come di milioni di euro per le aziende più
grandi. Ed a pagare siamo tutti noi, attraverso i prodotti che compriamo e
attraverso le bollette dell'energia consumata.



Infatti tutto il sistema si traduce in costi di produzione maggiori, e di
conseguenza di prezzi dei prodotti maggiori. Per i prodotti di normale consumo
il prezzo viene calmierato dal mercato di libera concorrenza, ossia l'azienda
che vende un prodotto si accolla gran parte di questo aumento per rimanere
competitiva nel mercato, mentre nei regimi di monopolio come è stato finora
quello dell'energia elettrica per le famiglie, il 100% del costo sostenuto dall'Enel
viene riversato direttamente in bolletta (circa il 2% della bolletta). Infatti
l'Enel non era tra le aziende virtuose, checché ne dica la pubblicità, e ha
dovuto acquistare milioni di euro di quote di CO2 per i consumi in eccesso,
facendocele pagare a noi.


Perchè il protocollo di Kyoto non salverà il mondo




Prima di tutto perchè ci sono buone possibilità che il mondo

si salvi da solo
. Dal grafico che vedete riportato infatti si vede che la
temperatura media della terra negli ultimi 420.000 anni ha subito delle
oscillazioni periodiche in concomitanza con alcuni cicli del nostro sole. Quindi
la maggior parte del riscaldamento globale è dato dalla maggior radiazione
solare che investe la terra, e non dalla produzione di CO2 dell'uomo.



Di conseguernza quando questa fase solare sarà passata, le stagioni
riprenderanno il loro normale corso, come è avvenuto anche in passato. Poi c'è
da dire che i due maggiori produttori di anidride carbonica nel mondo, Stati
Uniti e Cina, non hanno sottoscritto il protocollo di Kyoto, rendendo poco
importanti gli sforzi degli altri stati partecipanti. Inoltre la CO2 non è
l'unico gas serra, ma ne rappresenta solo una piccola quantità essendo la
stragrande maggioranza della responsabilità dell'effetto serra dovuta
all'umidità dell'aria, ossia... alle nuvole.


Ora, sembra che raggiungere una diminuzione del 6,5% nelle
emissioni di Gas Serra nel 2012 per l'Italia, e per altre stati, sia un
obiettivo impossibile (è meno difficile per gli stati che posseggono centrali
nucleari), e saremo costretti a pagare, come nazione, delle sanzioni di miliardi
di euro. Ma anche se riuscissimo nell'obiettivo, tale riduzione sarebbe
pressoché ininfluente di fronte alle variazioni climatiche dovute alla
radiazione solare. Conclusioni: stiamo facendo degli sforzi nella direzione
sbagliata, e i dati per capirlo sono alla portata di tutti.



Ma allora chi ci guadagna?



A guadagnarci sono tutti quelli che lavorano nel campo dell'Emisison Trading,
intanto, come consulenti aziendali, chimici, laboratori analitici. Tutto il
sistema di controllo, enti autorizzati, ispettori. Tutti quelli che fanno
allarmismo e vendono libri. I politici che guadagnano voti con l'ambientalismo
demagogico. E' facile capire come tutto questo, moltiplicato a livello mondiale,
fa girare miliardi di dollari. Si pensi inoltre che è stato creato un intero
nuovo mercato, per lo scambio di quote di CO2, con quotazioni aggiornate e
possibilità speculative enormi, essendo un mercato poco conosciuto e molto
instabile. E comunque nel libero mercato far girare soldi produce sempre
benessere, ma per pochi, a scapito delle piccole e media aziende che non hanno
risorse per accedere ai meccanismi più redditizi del mercato delle emissioni, e
dei contribuenti e consumatori che finanziano, quasi sempre inconsapevoli, tutto
questo bel gioco.



Conclusioni



Il riscaldamento globale è una realtà, minacciosa, innegabile. La nostra
generazione rischia di conoscere sconvolgimenti climatici come non ce n'è
memoria a livello storico; proprio per questo lo sforzo a livello mondiale deve
essere enorme, ma ben indirizzato. Prima di tutto deve essere convogliato negli
aiuti a quei paesi che non hanno mezzi propri per arginare alluvioni e
desertificazioni. Poi deve essere investito nella ricerca e nella tecnologia di
nuove fonti energetiche e del miglioramento delle esistenti, nelle biotecnologie
per migliorare le produzioni agricole e renderle più resistenti. Soprattutto
deve essere superato Kyoto e le sue inefficienze di fondo, e creato un
meccanismo globale, con tutti dentro, che gestisca i cambiamenti che ci
aspettano.



Fonte: Blog Sferoidale



Ulteriori Approfondimenti:

Variazioni climatiche, Adriano Mazzarella, Prof. Climatologia Università di Napoli
Federico II

Mutamento climatico, Wikipedia (in inglese, la pagina in italiano è ancora molto
lacunosa)


Il sistema Europeo di Emission Trading
, Laura Monni, ambientediritto.it


10.07.07 - 4news.it

Nessun commento:

Basta guerre nel mondo!