Una tragedia in tre minuti di follia

Uccide la moglie a colpi di mazza, poi si getta dal quinto piano

La coppia già da qualche mese non abitava l´appartamento ormai quasi svuotato


L´agente pubblicitario non sopportava la situazione e l´iter giudiziario Tre
minuti di follia. Sono bastati a cancellare due vite, a mandare all´aria
un´intera famiglia, fino all´altro ieri raccontata come una "felice e buona
famiglia". Lui agente pubblicitario, lei apprezzato architetto, due bellissimi
figli, un bambino di 10 anni, una biondissima bimba di 7. Tre minuti in cui
Giulio Bottiglieri, di 50 anni, ha perso la testa, ha ammazzato la moglie, Anita
Vergouts, belga, di 43 anni. L´ha colpita con un tre colpi di mazzuolo da
muratore, sfondandole il cranio. Non accettava la separazione che i due avevano
iniziato, ma che lui subiva. Giulio, fratello di Salvatore Bottiglieri, noto
penalista, dopo l´omicidio ha deciso di farla finita, si è lasciato cadere dal
quinto piano di un elegante edificio di via Nizza.

Una tragedia consumata in Albaro. Ieri, da poco passate le 13.30. Anita è in
casa, interno 17 del civico 10, nell´appartamento ormai quasi svuotato. Lei ha
già deciso di andarsene, non abita più lì da qualche mese, ha preso un
appartamento in via Casaregis. I bambini da un po´ di tempo vivono in casa dei
genitori di lei, a Genova. In via Nizza è rimasto qualche pelouche, a terra ci
sono scatoloni imballati, due borsoni pieni di indumenti di lei, negli armadi
sono rimasti i vestiti di Giulio.

Anita indossa un paio di bermuda bianche e rosa, una canottiera scura. In una
delle stanze dei bambini, adibita anche a piccolo studio, forse sta leggendo
alcuni appunti di lavoro, è appoggiata con le mani al tavolo di legno sostenuto
da due cavalletti. Nessuno può dire cosa è accaduto in questi ultimi minuti, ma
la ricostruzione azzardata dagli investigatori potrebbe essere questa.

Giulio da un po´ di tempo vive anche una situazione di crisi, dovuta alla sua
professione: lavorava alla Mondadori, come agente pubblicitario, ma ha deciso di
mettersi in proprio. Con difficoltà. Eppoi, tra marito e moglie l´amore è
finito, è in corso la separazione giudiziale. Tumultuosa. «Sentivamo litigare
spesso, con urla continue», raccontano i vicini di casa. Anche ieri. Lo
avrebbero accertato i carabinieri del maggiore Michele Di Pasqua. Solo pochi
istanti di follia: Giulio perde la testa, sarebbe andato nel ripostiglio a
cercare tra gli attrezzi la mazzetta. Colpisce la moglie da dietro. La prima
botta alla nuca, ad Anita saltano gli occhiali; la seconda nella zona
occipitale, la donna si accascia per terra, poi una terza, mentre la sventurata
è già crollata a terra. Stando ad indiscrezioni, questo avrebbe accertato il
medico legale Marco Salvi. Ma dirà di più l´autopsia, ordinata dal sostituto
procuratore Gabriella Marino.

Al "118" giunge una telefonata. Da chi? È l´omicida oppure un vicino di casa. La
chiamata a Genova-Soccorso spedisce in via Nizza un´automedica. Nessuno risponde
al citofono dell´appartamento dove c´è un cadavere. Giulio è sul balcone,
indossa un pantalone nero e una camicia salmone. Accende una sigaretta e fuma
nervosamente. «L´ho visto sconvolto - dichiarerà mezz´ora dopo un´ecuadoriana
che accudisce due anziani del civico 8 - ma non immaginavo che avesse ammazzato
la moglie».

Il medico del "118" chiede il supporto dei vigili del fuoco. Ancora 20 minuti di
lucida follia. Il cinquantenne razionalizza cosa ha fatto, come in un film pensa
ad Anita che non c´è più, al suo futuro in carcere, ai bambini che sono il bene
più prezioso della sua vita ma che ha resi orfani. Chi glielo dirà? Come si
potrà spiegare che la mamma è partita per un viaggio senza ritorno; che non la
vedranno più. Quando i pompieri arrivano in via Nizza, è un attimo: la badante
vede Giulio spegnere la cicca nel posacenere che si è portato sul poggiolo, poi
lasciarsi cadere nello slargo sottostante, laterale alla elegante strada. Ci
sono quattro auto posteggiate dove fino a qualche anno fa c´era un elettrauto.
Nemmeno sfiorate. L´uomo piomba da 20 metri, cade sul telaio di un tendone, lo
disintegra, si sfracella sul cemento.

L´omicida-suicida rantola ancora quando i vigili del fuoco per entrare nel
cortile tagliano il lucchetto con le cesoie. Il medico e l´infermiere del "118"
tentano di rianimarlo. Invano. «Perché non lo avete portato in ospedale? - grida
disperata la sorella due ore più tardi - almeno fatemelo vedere». I carabinieri
stendono un pietoso lenzuolo e su quell´appartamento dove Anita e Giulio un anno
e mezza prima avevano pensato di costruire un futuro, scende un triste silenzio.


10 luglio 2007 - di Giuseppe Filetto - espresso.repubblica.it

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