I poveri in Lombardia: chi sono e cosa chiedono

I poveri in Lombardia: la Caritas ha presentato il terzo dossier regionale sulla problematica, sempre più sentita anche in una parte del Paese considerata ricca, ma che contemporaneamente vive una situazione di schizofrenia evidente. Mentre infatti i ricchi aumentano le proprie ricchezze a dismisura, le sacche di povertà si riempiono giornalmente di persone di varie estrazioni sociali, che per disgrazie, investimenti sbagliati, storie personali finite male, immigrazione e quant’altro non riescono più a sbarcare il lunario. La ricerca della Caritas non è stata pensata per contare i poveri in Lombardia, ma per dare un quadro della tipologia della povertà, dei bisogni di chi si rivolge ai centri di ascolto ubicati nelle diocesi sparse in tutta la Regione e delle risposte che gli operatori cercano di dare.

Nel terzo dossier regionale sulla povertà in Lombardia sono stati evidenziati i dati relativi agli utenti che si sono rivolti a 18 centri di ascolto dislocati nelle dieci diocesi lombarde (Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Mantova, Milano, Pavia, Vigevano) nel semestre aprile-settembre 2006. La pubblicazione nasce nell’ambito del Progetto Rete Nazionale, promosso da Caritas Italiana nel 2003, che attraverso questo lavoro intende valorizzare anche il ruolo dei centri di ascolto di Caritas.

In ogni diocesi è stato selezionato almeno un centro di ascolto e in totale sono stati registrati i dati di 3.850 persone. Poco più della metà del campione è rappresentato da donne (55,9%), mentre tra le persone straniere sono più numerose le femmine (59,6%). I centri di ascolto incontrano soprattutto stranieri: il 75,3% delle persone incontrate sono, infatti, cittadini non italiani. La nazionalità straniera più numerosa è quella rumena (9,8%); seguono poi gli immigrati provenienti dal Marocco (9%), che è un’immigrazione più datata, accanto a due grandi flussi migratori più recenti, rappresentati dall’Europa dell’Est e dall’America Latina. Escludendo gli stranieri in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno e quelli per i quali il dato non è noto, si può osservare che oltre la metà degli immigrati incontrati dagli operatori è in possesso di un regolare documento di soggiorno, mentre il 31% ne è sprovvisto. Mentre gli italiani si distribuiscono lungo tutto l’asse delle età, gli stranieri si concentrano soprattutto nelle classi più giovani.

Circa il 24% delle persone del campione vive da sola, su 1565 persone coniugate, circa il 51% abita assieme al partner: fra gli stranieri tale percentuale è pari a circa il 49%, mentre sale al 69,1% tra gli italiani, ma gli operatori incontrano anche persone sole. Il 37,7% del campione ha dichiarato di aver raggiunto la licenza media inferiore: mentre tra gli italiani prevalgono i titoli di studio di livello medio-basso, gli stranieri, in misura percentuale, hanno più spesso diplomi e lauree anche se spesso si tratta di titoli di studio difficilmente spendibili perché non riconosciuti dal sistema scolastico italiano. Al momento del colloquio, il 73,8% è disoccupato. L’intervento del centro di ascolto non si limita a un semplice ascolto, ma cerca di comprendere le cause del disagio. I bisogni evidenziati dalla ricerca sono risultati essere 7.414 in totale, con una media di circa 2 bisogni per persona.

Il dato che emerge è la significativa diffusione di problemi occupazionali ed economici, che sono strettamente collegati. Alla mancanza di un lavoro o alla sua precarietà sono solitamente connesse situazioni di assenza o insufficienza di reddito, e di conseguenza continui indebitamenti per far fronte alle necessità quotidiane della vita. Di seguito si trovano le problematiche abitative. Sempre più spesso i centri di ascolto intercettano i bisogni derivanti dalla condizione di straniero, sia tra le persone in possesso di regolare permesso di soggiorno, sia tra quelle irregolari. Poi ci sono problemi familiari, salute dipendenza da alcol e droga.

Le richieste pervenute ai centri di ascolto sono risultate essere 6.785, mediamente 1,8 per ciascuna persona. La richiesta di beni e di servizi è molto diffusa, sia italiani che stranieri, poi lavoro, orientamento, sostegno socio-assistenziale e consulenza professionale. Su un totale di 9.787 risposte, circa il 40% corrisponde alla fornitura di beni e servizi. In generale, il centro di ascolto tende a dare beni e servizi, senza eccedere nella concessione di sussidi economici. Piuttosto, il centro privilegia percorsi di accompagnamento più strutturati e di lungo periodo: un’azione non facile, ma per un centro di ascolto è importante innanzitutto ascoltare e capire il bisogno della persona.

Giovedi 5 Luglio 2007 - Tommaso Guidotti - varesenews.it

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