Aspetti giuridici sul cyberbullismo

Aspetti giuridici sul cyberbullismo: responsabilità e soluzioni


Il tema è di estrema attualità. L'uso corretto
delle nuove tecnologie tra i più giovani riguarda anche il bullismo. E la
questione non implica solo riflessioni educative, ma anche aspetti giuridici da
considerare.


Il cyberbullismo - bullismo
perpetrato con l’utilizzo delle nuove tecnologie – sta andando diffondendosi
vertiginosamente, potendosi leggere sempre più frequentemente nelle cronache
dei quotidiani, atti di violenza fisica o psicologica posti in essere
da minori attraverso le rete internet o le risorse comunicative quali sms, mms,
videoriprese
.


Lo scorso febbraio il Ministro
Fioroni ha addirittura disposto l’attivazione di un numero verde a
disposizione di minori, insegnanti e famiglie proprio per segnalare atti di
questo genere: ebbene in un solo mese le chiamate sono state più di 600, e
tutte contenenti segnalazioni di condotte piuttosto gravi. Gli esperti sul
mondo dei minori lanciano un allarme più alle famiglie che alle scuole, perché
le scuole sembrano purtroppo non riuscire ad arginare il fenomeno spesso
sottovalutato proprio dal nucleo familiare, che anziché educare quasi
giustifica la propria prole!


In tutto questo, il
fenomeno di cyberbullismo è caratterizzato da un aspetto molto singolare,
ovvero che la stragrande maggioranza dei reati commessi da questi minori,
viene perpetrato per il tramite del pc scolastico
, andando a
costituire uno strano parallelismo con la statistiche che vuole che gran parte
dei reati informatici siano commessi dagli adulti nei luoghi di lavoro, e non
certo dalla postazione di casa: come dire che fuori dalle mura domestiche vi
sia una spersonalizzazione maggiore della propria condotta consapevolmente
negativa.


Lo scorso 15 marzo, il
Ministero della Pubblica Istruzione ha emesso una direttiva specifica proprio
per contrastare il cyberbullismo, ed è andato così a disciplinare l’utilizzo
delle risorse informatiche e tecnologiche in generale, all’interno degli
istituti scolastici.


La direttiva ribattezzata
“Direttiva sul cyberbullismo”
è la dimostrazione di come l’web e i
mezzi di comunicazione a distanza, siano considerati strumenti essenziali dai
giovanissimi nella vita di tutti giorni, essenziali anche per porre in essere
violenze fisiche o psicologiche!


Anzitutto, la Direttiva dispone
che sia trattato con estrema severità l’uso dei telefonini da parte di
studenti (ma anche insegnanti) durante l’orario di lezione
: è stato
di fatto dimostrato come il videofonino in particolare, sia strumento di
enorme distrazione da parte degli alunni e costituisca quasi uno sprono a
porre in essere atti eclatanti, mancando di rispetto agli insegnanti o facendo
prepotenze ai propri compagni. Secondo la direttiva, in caso di violazione di
questa regola (che per logica avrebbe dovuto vigere a prescindere dal
Ministero!!!) le conseguenze devono essere irremovibili: sanzioni disciplinari
sino ad arrivare anche ad un allontanamento dalla scuola stessa.


Secondariamente la direttiva
propone la redazione di un regolamento interno alla scuola per
disciplinare l’utilizzo delle risorse informatiche
: e qui si apre un
altro curioso parallelismo con gli adulti; è recente l’indicazione del Garante
in materia di privacy, circa la necessità nel pubblico e nel privato, di
redigere un regolamento informatico inerente l’utilizzo delle risorse
informatiche (in particolare posta elettronica ed internet) da parte dei
dipendenti all’interno della struttura lavorativa; in egual modo, il Ministero
ha ritenuto doversi trattare l’utilizzo delle risorse informatiche messe a
disposizione dalla scuola: entra così in gioco un primo aspetto prettamente
giuridico della questione, ovvero l’obbligo di disciplinare da parte della
scuola, il ricorso alla strumentazione, assumendosi così l’obbligo di
vigilanza sull’idoneità dell’utilizzo.

Ad esempio, i pc messi a disposizione dei minori non dovrebbero essere
liberamente accessibili per connettersi
, ma la connessione dovrebbe
comunque essere subordinata all’utilizzo di credenziali di autenticazione: né
di più né di meno della regola prevista in caso di prestito dalla biblioteca
scolastica, per cui per prendere un libro occorre preventivamente
identificarsi ed assumersi una “responsabilità” di buon uso di quel testo!!!


Già con l’utilizzo delle
credenziali di autenticazione si ridurrebbe certamente quel concetto
di spersonalizzazione
che spinge molti minori ad utilizzare la rete
scolastica per inserire via web riprese di atti vandalici, scaricare musica in
violazione della legge a tutela del diritto d’autore, e magari divenire pure
vittime di atti di pedopornografia: anche quest’ultimo aspetto poco
“raccontato” dai media ma molto diffuso è sottovalutato, difatti molti minori
subiscono il fascino della rete confidando nella “marcia in più” che ritengano
possano avere gli adulti che navigano, instaurando spesso rapporti malati con
soggetti che attraverso la rete reclutano minori per scopi tutt’altro che
leciti.


Tutti questi aspetti non solo
incontrerebbero un deterrente nell’obbligo di autenticarsi alla rete da parte
del minore, ma certamente consentirebbero a chi mette a disposizione le
risorse informatiche, di monitorare eventuali illegalità perpetrate da o su
minori in rete.


L’omissione da parte della
scuola di un controllo del genere, inutile dire che genera indubbiamente una
responsabilità giuridica per mancato controllo ed eventuali responsabilità
anche in caso di danni civili, avendo messo a disposizione risorse a minori
che devono comunque essere sorvegliati nelle attività realizzate nell’ambiente
scolastico.


La direttiva introduce inoltre
il cosiddetto “patto di corresponsabilità” spronando le
scuole ad istituire con le famiglie un canale diretto per poter reciprocamente
prendere atto dello sviluppo che il cyberbullismo sta vivendo, dovendo scuole
e famiglia cercare insieme una soluzione o comunque avviare una “cura” per
questa problematica.


I genitori difatti sembrano
rimanere soggetti un po’ ai margini della questione, che spesso derogano
intermente alla scuola l’obbligo di educazione e correzione, e che
sottovalutano nettamente le potenzialità negative dei figli in materia di
cyberbullismo.


Questo sembra in molto casi
trarre origine dall’analfabetismo in campo informatico dei genitori:
rappresentare ad un genitore che non ha dimestichezza con la rete, che un
messaggio denigratorio pubblicato dal figlio su un blog in dispregio di un
altro minore, non apparirà mai con la gravità effettiva, essendo spesso
ritenuta la rete un mondo a sé con scarsa interazione con quello reale. Niente
di più sbagliato! O chiedete ai genitori quanti monitorano le navigazioni dei
figli verificando magari lo storico dei siti a cui i minori si sono connessi o
comunque parlando dei pericoli della rete e cercando in qualche modo di
educare all’utilizzo di internet: le statistiche ci dicono che i casi sono
pressoché rari. Si va dal genitore che non se ne intende proprio, a quello che
si fida troppo del figlio per controllarlo, a quello che internet non lo
mette in casa, così evitiamo il problema…


Inoltre, i genitori
spesso non si rendono conto che oltre al danno educativo, sono titolari della
responsabilità giuridica per le condotte dei figli
: se un minore
pubblica su un blog dei commenti offensivi o immagini lesive della dignità di
un minore, non si tratta di un gioco tra ragazzi, ma di reati, che in rete
peraltro assumono una gravità ampliata dal mezzo comunicativo. Stesso concesso
per l’mms inviato agli amici dove magari sono ripresi atti particolari tra
minori: quante volte abbiamo sentito parlare di messaggi girati all’interno di
una scuola e lesivi dell’onore, della dignità ed anche della sessualità di
ragazzi e ragazze, che subiti atti del genere hanno poi serie difficoltà a
reintrodursi nella vita scolastica: eppure raramente si pensa alle conseguenze
che dovranno affrontare i genitori chiamati a rispondere degli atti dei figli.


Insomma, sembra proprio doversi
prendere atto che il diritto e l’informatica non si incontrano più solo per
disciplinare un contratto di licenza d’uso software, per transare su un
dominio, per perseguire una truffa on line: ora le danze si aprono anche in
materia di minori, di istituti scolastici tenuti a vigilare sfruttando le
potenzialità delle risorse informatiche, di genitori che non possono
permettersi di dire “non ci ho capito niente” quando si parla di internet o
computer.


Non sarà certo una soluzione
proibire il ricorso alla rete o fare terrorismo psicologico sui minori, ma
certamente sarebbe consigliabile cominciare a capire che si sta assistendo a
dei cambiamenti generazionali, dovendo prendere coscienza che da una parte
occorre rispondere ai minori sulla base dell’obbligo educativo che hanno
genitori ed insegnanti, e dall’altra bisogna rispondere alla società con gli
obblighi giuridici che gravano sugli adulti.


Avv. Valentina Frediani - Consulentelegaleinformatico.it - 09.07.07 - i-dome.com

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