I ragazzi di oggi sono senza validi modelli

Adesso l’offerta genera la domanda. Don Gaetano Nalesso, direttore dell’oratorio dei Salesiani di Lecce, sa che è sovvertita l’antica regola dell’economia. Tra i giovani la musica è diversa, non impera un desiderio che susciti l’offerta, no: oggi l’offerta crea il bisogno. “Adesso questi ragazzi non sanno manco loro cosa vogliono – analizza il sacerdote che per i giovani vive -. Ma nessuno li aiuta a capire di cosa veramente hanno bisogno”. Dunque, i ragazzi sono rimasti senza sogni e nessuno regala loro un cassetto in cui rovistare per trovarne. “Si affidano all’offerta del momento – esamina don Gaetano -. Ma chi c’è dietro l’offerta? E che cosa propone? Di scommettere sull’effimero?”.

Il direttore dell’oratorio sa che magna pars del problema risiede nei responsabili della formazione di questi adolescenti di oggi che sottomettono i professori, pubblicano le proprie esibizioni sessuali, passeggiano fra i richiami consumistici dei centri commerciali e non all'aria aperta. E affonda il coltello nella piaga: “Che cosa offre la scuola oggi ai ragazzi? Latino, greco, matematica? E un professore riesce a fermarsi di fronte a un cellulare che continua a squillare in classe? Vedo i miei ragazzi che due minuti dopo la mia comunicazione attraverso messaggio sul cellulare mi avvertono con uno squillo di aver ricevuto l’avviso: vuol dire che possono accedere al cellulare in un qualsiasi momento, anche durante un compito d’italiano. Non ti rispondono, ma intanto ricevono il disturbo della suoneria che deconcentra”. Scuola alla sbarra, è noto che le riforme degli ultimi dieci anni hanno distrutto la meritocrazia. Non solo è deprezzato l’impegno, ma neanche si insegna come sfruttare le proprie capacità. Secondo don Gaetano “i ragazzi oggi non sanno più studiare, salvo il nozionismo”. Ragiona il sacerdote: “La scuola ti offre la famosa paideia dei greci? Tu sei qua perchè devi crescere, non perché devi sapere, devi maturare attraverso il sapere. Sino a trenta anni fa si adottavano le bacchettate sulle mani, il castigo dietro alla lavagna. Veniva stimolata la volontà a crescere, non a sapere e basta. Oggi che te ne fai del solo sapere? Allora di cosa ho bisogno? Di crescere. Ma la scuola mi offre una struttura per crescere ? Vuoi dare delle regole anche ai bambini? Con la scusa che bisogna lasciarli crescere si abituano le persone a fare quello che vogliono. Per non entrare nella sfera del sesso...”.

Già, la sessualità è molto diffusa fra i ragazzini. “Chi oggi non ha compiuto tutte le esperienze? Non dico una, dico tutte” constata don Gaetano. Seguace di don Bosco, ha abbracciato il motto educativo: “Da mihi animas, coetera tolle”. Il fondatore dei Salesiani si donò alle anime, il resto non gli importava. E don Gaetano si chiede oggi come si curano le anime. “L’offerta qual è? La famiglia una volta trasmetteva rispetto. Oggi non puoi chiedere rispetto delle regole a nessuno. Se io dovessi essere severo qua (in oratorio, ndr) dovrei chiudere . Perché la regola comporta che tu non devi venire qui e basta: devi venire qui sapendo che hai eseguito i compiti, sapendo che devi rispettare un orario, che devi affrontare un cammino di formazione. No, un ragazzo sostiene di venire perché qui ci stanno gli altri. Perché vieni a messa la domenica? Perché ci stanno gli amici, mi rispondono. Sfugge sempre l’essenziale: perché ci sta Dio, perché voglio crescere, perché mi fa bene. In ogni situazione c’è un essenziale, ma noi siamo portati a cogliere quasi sempre il marginale o quello più ci aggrada”.

Ma il superficiale, oggi imperante, non è attrazione inedita. “Il marginale l’hanno cercato già Adamo ed Eva” scherza don Gaetano, il quale torna serio e spiega: “Il marginale è quello che non mi fa crescere, quello che non è essenziale. Adesso abbiamo fatto diventare il marginale quasi essenziale. Questo è il difetto attuale, il neo. Non mi conta sapere che stando cogli altri cresco, imparo a relazionarmi, penso incede che stare cogli altri con le mie regole sia l’essenziale. Invece stare con gli altri comporta delle regole condivise. Io mi devo schierare contro l’altro, perché l’altro per me è un ostacolo. Invece la legge cristiana ci indica l’altro come una persona che devo affiancare, non come una persona che devo combattere o ritenere nemica. Il marginale lo cerchiamo noi uomini perché siamo umani. Tra un lavoro di una settimana e il lavoro di un’ora non mi stupisco di chi sceglie di andare a spacciare invece di andare in fabbrica”.

Sfugge il senso della comunione insomma, colpa della televisione? “La televisione non è molto seguita dai ragazzi- chiarisce il direttore dell’oratorio-, i giornali non ne parliamo. Ho una caterva di giornali qui, i ragazzi li prendono, sì, ma per darseli in testa. Loro preferiscono cellulari, la rete di internet e i videogame. Attraverso questi strumenti puoi entrare in contatto con qualsiasi persona e diventare amico di un delinquente e accedere a qualsiasi tipo di sollecitazione. Io non esorcizzo questi strumenti, ma, proprio perché l’uomo ha questa libertà e nella libertà ha bisogno di avere una maturità di gestirla, mi preoccupa la mancanza di formazione per gestire certi mezzi. Io posso accedere alla rete informatica ma se non sono maturo che cosa faccio? Mi sbando, creo una mia formazione, giungendo a conclusioni spesso sbagliate”.

I peccati diffusi oggi fra i ragazzini, analizza don Gaetano, consistono nella cattiva gestione dell’esistenza: “Ora i peccati sono questi. Della sfera sessuale i confessione non si parla più, ci mancherebbe pure che lo si chieda. Di rubare e uccidere non si parla, ti guardano male, sorpresi. Come gestisci il tuo tempo? Giochi, studio, preghiera? I peccati oggi sono videogiochi, troppa autogestione, moralità zero, ma questa la vedo io. Si salva solo il comandamento del non uccidere. Ma non sanno che ammazzare ha una forma svariatissima, fra cui quella dello spacciare droga. Roba e donna d’altri non ne parliamo. Non c’è l’aspirazione a fare della vita una cosa nobile. Aspirazione, non dico impegno. Sono del parere di una persona che non ho conosciuto, don Bosco, il quale sosteneva che in ogni persona c’è l’aspetto positivo su cui fare leva. Il Signore dice : non è quello che entra che rende immondo l’uomo, ma quello che esce. Don Bosco sostiene che però in quella situazione interiore negativa c’è comunque un punto positivo su cui fare leva. Io penso che mai come oggi sta al centro il singolo. Non sta al centro la comunità”.

Il malessere giunge dall’esterno, secondo don Gaetano, "i ragazzi stanno bene così, non esiste il disagio interiore". Il male sta quindi nei modelli sbagliati. "La famiglia dov’è? Scuola e famiglia propongono una legalità che non fanno rispettare - critica il sacerdote di origini venete -. Anche in oratorio i ragazzi non vengono consapevoli dell’ispirazione del luogo. E se vieti a qualcuno di entrarvi succede il finimondo. Quando nego la cresima perché il giovane non ha frequentato i corsi, non è maturo, non ha quindi rispettato la legalità, riscontriamo critiche. Ma la Chiesa potrebbe svendere i suoi valori, come li sta svendendo la società, come li stanno svendendo la scuola e la politica? Per governare cinque anni in più o cinque mesi in più noi andiamo a svendere i valori della famiglia? Il problema è che esiste la legalità, ma si guarda e non si tocca".


Ma ci sono tanti ragazzi buoni. "Il ragazzo sa distinguere - spiega don Gaetano-. La differenza sta nel capire fin dove mi posso spingere con le mie forze. Dietro a un ragazzo c’è un lavoro della famiglia sana e di ambienti sani. Ma oggi incontriamo molti predicatori non costanti fino in fondo". Il direttore dell'oratorio non teme l'autorcritica: "La Chiesa, secondo me, continua a offrire il biberon a una persona che ha cinquant’anni invece di darle una bella fetta di carne. Non è questione di linguaggio, né di comunicazione: è questione di offerta. Che cosa offe la Chiesa oggi? Che offrivano i primi cristiani? Persecuzioni, nascondimento, umiliazioni: io scommetto non sulle cose esaltanti nel sacrificio, nella sofferenza. I cristiani scommettevano coi leoni per autenticare la loro fedeltà, oggi noi scommettiamo con l’effimero. La testimonianza ancora conta. Io rimanevo sbalordito quando vendevo il mio confessore che andava a confessarsi. Posso parlare, ma se recito e non vivo quello che racconto non sono credibile. Noi viviamo per i grandi ideali, in questi dobbiamo scommettere, non nelle corse ai motori o se riusciamo a fotografare una posa osè della professoressa". Allora docenti e genitori rechino il buon esempio per una semina che non finisca sulle tristi cronache dei giornali.

Francesco Buja - 09.07.07 - lecceprima.it

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