La tossicodipendenza femminile

È convinzione diffusa che le donne siano lontane dalla droga, dall’alcool, dal fumo per quella sorta di responsabilità che le vede come madri. Invece i dati sono inquietanti, allarmanti.

Sempre di più, squadroni di donne emancipate fanno ricorso a droga - cocaina in primis - alcool e psicofarmaci. Addirittura sembra che siano proprio questi ultimi, uniti ai vari tranquillanti e sedativi, ad essere il tipo di droga preferito dalle ragazze.
Recenti ricerche sostengono che buona parte di queste dipendenze “al femminile” sono dovute ad una sorta di automedicazione degli stati di ansia e di stress, di cui sembra soffri il gentil sesso. In uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità risulta che il 37,5% di donne usa sostanze psicotrope, in particolare cocaina, per combattere la depressione. E sempre dallo stesso studio emerge che tipico della tossicodipendenza femminile è la dipendenza incrociata, il binomio alcool-droga ad esempio.

Gran parte delle ricerche sull’uso della droga e sulle dipendenze vedono la presenza massiccia del genere maschile, ma la realtà, e gli indici lo confermano, stabilisce che le donne utilizzano sostanze psicotrope alla stessa stregua degli uomini e che la tossicodipendenza femminile va trattata diversamente da quella maschile per questioni di genere e di complessità.

Psicologi e psicoterapeuti sono concordi nel ritenere che, ad eccezione di strutture specializzate, per lo più presenti nelle grandi città, le piccole province sono del tutto inattrezzate per sostenere un approccio terapeutico di genere. L’Agenzia Europea delle droghe (OEDT) afferma che “ la maggior parte delle donne è ancora assistita mediante il ricorso a servizi generici”.

Ma è il quadro che emerge dalla dichiarazione resa dall’OEDT (Lisbona 2006) che disarma. In un’epoca di pari opportunità, la donna resta ancora penalizzata. Poiché dai dati ufficiali risulta che, nel complesso, sono di più gli uomini ad assumere droghe e/o morirne, è come se si giustificasse la carenza di ricerche sui trattamenti delle dipendenze nel genere femminile.

Il fatto che i dati statici, dimensionino il problema, non significa che non esiste. Le donne per questioni culturali sono più restie a farsi curare, e quindi difficilmente raggiungibili, sia perché la società tende a colpevolizzare più la donna che l’uomo tossicodipendente (si pensi nel caso in cui fosse madre) e sia per la maggiore resistenza che questa mette nelle cure. Solo 2 donne su 5, in terapia riesce a smettere, a differenza dei maschi il cui rapporto è di 3 su 5. La donna rispetto ad un uomo “presenta più difficoltà di recupero” (Teodoro Macchia ISS).

Lo scenario è cambiato, negli ultimi 5 anni l’uso di cocaina nelle ragazze dai 16 ai 22 anni, è aumentato del 30%. Elena Pioli, psichiatra responsabile del Ser.T. di Lucca, sostiene che le donne ricorrono sempre di più alle droghe o all’uso di alcolici perché “può rappresentare uno status symbol, un segno di distinzione o di omologazione a comportamenti considerati prerogativa esclusiva del sesso maschile, come bere nei locali pubblici; c’è poi l’uso dell’alcol come psicotropo”. È come ammettere la sconfitta del femminismo: raggiungiamo la parità ma sull’alcool e le droghe.

di Anna Ferrigno - 02-07-2007 - fonte

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