Scuola crollata: ingiustizia è fatta

Scuola crollata a San Giuliano: 27 bimbi morti, nessun colpevole

Non sono gli uomini i colpevoli della strage molisana del 31 ottobre 2002, giorno in cui una scossa di terremoto causò il crollo della scuola «Jovine» di San Giuliano di Puglia (Campobasso). Sotto le macerie persero la vita 27 bambini e una maestra. Ad ucciderli, invece, è stata la forza del sisma.
Questo almeno dice il giudice di Larino, Laura D'Arcangelo, che ieri pomeriggio ha assolto tutti e sei gli imputati accusati di concorso in omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni: il giudice ha applicato il secondo comma dell’art.530 del codice di procedura penale che prevede l’assoluzione in caso di mancanza o di insufficienza di prove e quindi, davanti ad una sala gremita dai familiari delle vittime, ha dichiarato: «Prosciolti perché il fatto non sussiste».

A 4 anni e nove mesi da quella sciagura, il giudice monocratico ha impiegato circa tre ore per dichiarare definitivamente innocenti i sei indagati: Giuseppe La Serra, 54 anni, progettista dell'ultima sopralevazione, completata poche settimane prima della riapertura dell'anno scolastico 2002-2003; Antonio Borrelli, 45 anni, all'epoca sindaco del Comune e padre di una delle vittime del crollo (accusato anche di omesso controllo); Mario Marinaro, 44 anni, tecnico comunale, Giuseppe Uliano, 78 anni, Giovanni Martino, 54 anni e Carmine Abiuso, di 48 anni, titolari delle imprese edili che hanno effettuato i vari lavori di ampliamento dell'edificio.

Non si sa se ci sarà un Appello. Il pm, Nicola Magrone, visibilmente deluso, ha commentato amaro: «Non so se ricorrerò perché è un altro calvario e non so se è giusto portarci questa gente sapendo che un tratto di penna può chiudere tutto. Oggi sono molto triste. Sono convinto che questi bambini li abbiano uccisi le persone, ma in Italia continua la lunghissima storia in cui tutto quello che accade è dovuto alla natura e gli uomini sono tutti santi».

Alla tristezza dell’accusa fa eco l'amarezza e l'indignazione dei genitori. Che alla lettura del dispositivo hanno reagito urlando, «vergogna». E ancora: «Qui c'è gente che ha perso il suo unico figlio o ne ha persi due. Questa non è giustizia... Ce li avete uccisi due volte. Due volte». Poi è volata una sedia e alcuni parenti delle vittime hanno inveito contro gli imputati, venendo quasi alle mani. La situazione è stata tenuta sotto controllo dai carabinieri.

Una mamma si è sentita male, è svenuta.

«È stata legalizzata l'illegalità», ha commentato il presidente del Comitato vittime della scuola di San Giuliano di Puglia, Antonio Morelli. «Con questa sentenza - ha aggiunto - a San Giuliano nessuno si potrà meravigliare se si costruisce in barba alle leggi. Agiremo di conseguenza. Questo è il rispetto che hanno per quei bambini morti. Oggi abbiamo capito che in Italia regna l'ingiustizia».

«Non è il processo per il terremoto, ma il processo per il crollo della scuola», aveva arringato il procuratore Magrone durante la requisitoria, ricordando che la sciagura di San Giuliano rappresentava l'Italia peggiore. Cioè: «Quella delle violazioni, del sistematico calpestamento delle leggi e delle normative. Se è vero che il sisma del 31 ottobre 2002 fu l'evento scatenante della tragedia - aveva proseguito il pm - è anche vero che se le norme fossero state rispettate quando si decise di sopraelevare l'istituto scolastico, quella scossa da sola non sarebbe bastata a far crollare l'edificio, e prova ne sia che nel resto del paese ci furono crolli e danni anche gravi a case e palazzine, ma nessun edificio implose come la scuola, fino a polverizzarsi. La Jovine non era in grado di sopportare le sollecitazioni verticali del terremoto», aveva sostenuto, ribadendo quindi che la morte dei bambini sotto le macerie era stata causata «dalle cattive condizioni in cui si trovava l'istituto già prima del sisma, dato che ci sarebbero state numerose violazioni di norme nella sua costruzione».

La causa del crollo della scuola era da attribuirsi quindi alla sua gracilità strutturale ed il terremoto fu solo l'«occasione» in cui la struttura cedette.

14.07.07 - ilgiornale.it

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