Curiel caccia 15 modelle taglia 38

Ma Riva: "Le ho ingaggiate io, no alle donne tonde in passerella"

E al Maxxi in passerella il progetto sociale del creativo Alviero Martini

"Una mannequin mi è svenuta per la fame e le ho dato un panino al prosciutto" Il ministro Melandri può mettersi il cuore in pace. Contro la magrezza delle mannequin e il diktat di buona parte degli stilisti che le vogliono sempre più emaciate, non c´è protocollo che tenga. A lamentarsene, prima del défilé notturno a Palazzo Valentini, una delle veterane dell´alta moda: «Io i vestiti li ho fatti taglia 40 e 42, ma li ho dovuti stringere perché le modelle che mi mandano le agenzie sono al limite dell´anoressia», ha denunciato Lella Curiel. «Una, per la fame, mi è anche svenuta durante le prove, le ho dovuto dare un panino al prosciutto». È furibonda la creativa di Milano: «Avevo pregato di non inviarmi ragazze con misure anormali. Ciononostante, però, ne ho dovute licenziare quindici che erano di taglia inferiore alla 40».

Una necessità, oltreché un dovere morale: la lettera inviata dal presidente della Provincia, Enrico Gasbarra, al poker d´assi dell´haute couture invitato a sfilare nel cortile di via IV Novembre (Sarli, Curiel, Riva e Balestra) era stata chiara. «La moda», li aveva avvertiti Gasbarra, «è anche un importante messaggio pubblico, in particolare verso i giovani: ritengo quindi significativo non proporre gli abiti con modelle troppo esili. Tale immagine rappresenterebbe un potenziale cattivo modello per molte donne e soprattutto per le adolescenti».

E la Curiel ha tenuto fede all´impegno, ricevendo il plauso della vicesindaco Garavaglia («Brava! La sua coerenza sia di esempio per gli altri stilisti») e della presidente del Moige Maria Rita Munizzi («Se cominciassero, tutti quanti, a pretendere dalle agenzie delle taglie 40, rifiutando le 36 e le 38, queste si adeguerebbero in breve tempo»).

Bastava assistere alla sfilata di ieri sera per rendersi conto che qualche chilo in più non guasta, esalta anzi gli abiti impreziositi da pizzi e merletti antichi, scovati tra Londra e New York, bottoni e tessuti d´epoca montati su mise da gran sera ispirati alla Recherche di Proust. Ma Lorenzo Riva, che stasera calcherà la stessa passerella, non è d´accordo: «Io ho ingaggiato modelle scartate dalla Curiel. Non si possono mettere donne tonde sulle passerelle dell´alta moda. Le modelle sono magre per natura come me, che da sempre peso 57 chili, sono alto un metro e 78 e mangio abbondantemente senza vomitare».

Polemiche a parte, il secondo giorno dell´haute couture ha regalato più d´una emozione grazie al progetto sociale di AltaRoma "Per riprendere il filo": la collezione realizzata da 14 donne vittime di abusi, su disegni di Alviero Martini. Uno show di arditezze giocato sul tema degli origami giapponesi con triangoli, rombi e tagli sghembi che trasfigurano gonne, giacche e mantelle, rivisitano kimoni e persino costumi da bagno. Alla fine tutte le novelle sarte salgono in passerella, una col figlio appena nato fra le braccia, ad applaudire il loro prossimo futuro: uno stage di tre mesi nelle più importanti aziende tessili del Lazio.

E chissà che tra di loro non si nasconda quel talento puro, capace di incantare, come l´emergente Ettore Bilotta che ieri ha entusiasmato il pubblico dell´Auditorium con una collezione tutta ispirata ad Edith Piaf. Tra le modelle Fabiola Sciabbarrati, moglie 38enne del cantautore Pino Daniele, seduto in prima fila insieme alle tre figlie. Mentre su due megaschermi scorrevano le immagini del film sulla travagliata esistenza della più bella voce di Francia, in pedana scorrevano piccoli cappotti in lana bouclè e cachemire dalla silhouette anni ‘50; abitini dritti e stretti in vita da alte cinture di passamaneria; tailleur in jersey di lana e seta; vestiti in satin e paillettes, fluidi e scivolati sui fianchi. I gioielli sono rosari di perle, la sposa porta una gonna a corolla e al posto del bouquet un grosso crocefisso. Applausi e gridolini delle signore in sala.

Più leggeri e sensuali i pezzi unici di Gianni Calignano, che ha dimostrato come anche con pochi mezzi, se si ha fantasia e abilità, si può fare qualcosa di bello. Ed ecco la trasparenza del tulle che lascia nudo il seno, la gonna fatta di piume cucite a mano, l´abito gioiello che degrada dall´oro al nero. Deliziosa e di gran classe, infine, la sfilata di Osvaldo Testa: il gran ritorno dell´Uomo in passerella con completi che mixano casual e classico, per un´eleganza maschile rinomata in tutto il mondo.

11 luglio 2007 - Giovanna Vitale - espresso.repubblica.it

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