Pensioni, la storia infinita

Roma Tanto tuonò che non piovve. Già, dopo un clamore quasi senza precedenti l’interminabile calvario previdenziale non è finito, anzi gode di ottima salute e prosegue imperterrito il suo cammino. Sì, perché incassato l’accordo con i sindacati, il governo ottiene anche il via libera unanime del Consiglio dei ministri all’intesa, e si prepara a bissare lunedì con le associazioni imprenditoriali nel tardo pomeriggio.

L’orizzonte, tuttavia, non è libero da nubi: il Partito della Rifondazione comunista e quello dei Comunisti italiani ribadiscono tutte le loro critiche e si riservano sul da farsi. Dubbi anche dai Radicali. Il Professore si è detto certo che «gli italiani saranno soddisfatti» e ha garantito che «sono stati rispettati i confini di spesa». Insomma, per Romano Prodi ora «l’Italia è un Paese più giusto». Pure per il segretario dei Diesse Piero Fassino quello sulla previdenza è «un buon accordo, ispirato da una cultura riformista che tiene insieme innovazione, rigore finanziario e equità sociale», ma i timori per la tenuta della maggioranza in Parlamento restano tutti quanti: la sinistra del Prc ha già annunciato, con Franco Turigliatto e Salvatore Cannavò, il suo voto contrario alla riforma previdenziale, anche nell’eventualità che l’esecutivo ponga la fiducia. E i vertici del partito hanno deciso di rimandare “l’offensiva” sullo scalone a settembre, in sede di discussione sulla manovra Finanziaria. Il segretario Franco Giordano avverte: «Chiameremo la nostra base a dare un giudizio politico sul governo, un referendum che esprimerà un voto vincolante sulla nostra permanenza nell’esecutivo». Anche i Comunisti italiani esprimono tutta la loro contrarietà. «Non diamo per finita la battaglia sulle pensioni - annuncia il segretario Oliviero Diliberto al termine di una segreteria straordinaria - che proseguirà in Parlamento, ma non nascondiamo una grande delusione». Infatti, nonostante l’unanimità al Cdm, i ministri Emma Bonino (Radicali) e Paolo Ferrero (Rc), da versanti opposti, hanno espresso entrambi «perplessità e dissenso» sul meccanismo di superamento dello scalone. E se l’Unione deve vedersela con le fibrillazioni interne, l’opposizione di centrodestra non risparmia parole dure e commenti tranchant: «Penso che sia un controsenso questa riforma, visto il continuo aumento della capacità di lavoro legato alle condizioni di migliore qualità della vita», afferma il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. «L’unica cosa certa è che si tratta di un accordo pasticciato - sentenzia il leghista Roberto Maroni, ex ministro del Lavoro e padre del tanto contestato scalone - aumentano i costi e le incertezze per i lavoratori che vengono discriminati, non solo sulla base della data di nascita, ma ora anche in relazione al lavoro svolto». Il leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini spiega: «Prima di dire che la controriforma delle pensioni è fatta, occorre aspettare le valutazioni della sinistra radicale che non a caso è scontenta». Infine, per il segretario dell’Unione di Centro Lorenzo Cesa «è quindi più che giustificato l’allarme sulla tenuta della maggioranza di centrosinistra». Come dire, il disco verde del Consiglio dei ministri di ieri è di certo un primo passo importante verso la nuova riforma pensionistica. Ma il cammino per l’entrata in vigore delle nuove norme è ancora lungo e dovrà affrontare, oltre al giudizio dei lavoratori che Cgil, Cisl e Uil consulteranno nelle aziende, anche, o meglio soprattutto, le insidie dei passaggi parlamentari. Dunque, si prevedono tempi duri per il Professore, quale che sia il prosieguo della vicenda pensionistica. Comunque vada non sarà un successo, si potrebbe dire parafrasando un vecchio slogan televisivo.

Alberto Ciapparoni - 21.07.07 - ilmeridiano.info

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