Prostituzione, bisogna educare, non reprimere

Da Pra: “Prostituzione, bisogna educare, non reprimere”


Lastri: “Con Artemisia a fianco delle donne sfruttate e vittime di violenza”


Uscire dal vicolo cieco della prostituzione è possibile. Cinquemila donne in Italia ci sono riuscite. Ma occorre un lavoro soprattutto per far prendere coscienza a queste persone che, nel nostro Paese, possono essere portatrici di diritti. Lo ha detto intervenendo al meeting di san Rossore Marta Da Pra che, per il Gruppo Abele e Libera, ha studiato a fondo il fenomeno della prostituzione e della tratta di esseri umani. 'Rispetto alla prostituzione di donne immigrate – ha sintetizzato - occorre utilizzare di più il termine 'educare', piuttosto che 'reprimere'. Se queste persone acquisiscono la consapevolezza di avere dei diritti, al riconoscimento legale è più facile che corrisponda da parte loro una presa di coscienza dei doveri.

La Da Pra ha evidenziato le modalità in cui si realizza la tratta delle persone: la rete di sfruttamento e di ricatti che si svela dietro al percorso verso il nostro Paese di queste persone. Ma nel guardare questa faccia della prostituzione, ha aggiunto, occorre poi non dimenticare di guardare anche l'altra, spesso poco considerata, quella dei clienti: 'Se per l'offerta i grandi numeri della prostituzione sono di donne che fuggono da difficoltà materiali, da Paesi in guerra, per la domanda, a parte una percentuale da destinare a manie o perversioni, la maggior parte dei clienti sono persone di grande fragilità, mosse da problemi di solitudine e da incapacità di rapporti. Non possiamo dimenticare di indagare, di cercare di capire questa parte del fenomeno'.

Donne discriminate, abusate, sfruttate. Daniela Lastri, assessore alle pari opportunità del Comune di Firenze ha ricordato l'impegno del Comune contro le discriminazioni provocate dalla tratta e in difesa delle donne vittime di violenze con l'associazione Artemisia attiva dalla fine degli anni Novanta.

Poi si è soffermata anche sul problema delle discriminazioni e sul lavoro costante sulle politiche di genere, per esempio con la promozione del gender budget o bilancio di genere, un processo di analisi dei bilanci degli enti pubblici che evidenzia l'impatto delle politiche economiche rispetto agli uomini e alle donne. Offre quindi agli amministratori e alla cittadinanza una lettura più approfondita del ruolo pubblico rispetto alle differenze di genere, sottolineando come le decisioni politiche hanno conseguenze ben differenti sulla vita di uomini e donne. 'Stiamo lavorando perché i Comuni possano adottarlo e migliorare in questo modo la qualità di vita di molte donne'.

Massimo Orlandi - 20.07.07 - primapagina.regione.toscana.it

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