Venezuela, rapito un 18enne italiano

Padre Bossi dopo la liberazione: tornerò dai miei parrocchiani a Payao


«Ero un mezzo per ottenere un riscatto». Sereno, anche se provato, dimagrito ma non abbastanza per non tenere fede al suo soprannome di "gigante buono", padre Giancarlo Bossi ha confermato che dietro il suo sequestro, avvenuto il 10 giugno nelle Filippine ad opera di 11 uomini armati, c'era semplicemente la volontà di avere soldi in cambio della sua liberazione, avvenuta giovedì sera.

«Mi dispiace, ti sequestriamo solo per i soldi», avrebbero infatti detto al sacerdote i rapitori, che si sono qualificati come appartenenti al gruppo di Abu Sayyaf. Si è anche parlato della cifra di 50 milioni di pesos, circa un milione di dollari, anche se padre Bossi ha detto di non sapere nulla. Il sacerdote ha detto di essere stato trattato bene e ha anche ironizzato, «ho smesso di fumare».

I rapitori ricevevano ordini da una persona che li contattava attraverso un cellulare. Lo ha spiegato lo stesso religioso nel corso di una conferenza stampa a Manila subito dopo aver incontrato il presidente filippino, Gloria Arroyo. La Arroyo nel corso dell'incontro ha lodato il "coraggio" del missionario. «Mi ha detto - ha riferito padre Bossi parlando del colloquio - che numerose persone hanno lavorato duramente per ottenere la mia liberazione».

Lui li ha ringraziati tutti, e ha ringraziato anche il Papa «per le sue preghiere». Il sacerdote ha detto di essersi fatto molte domande sui suoi rapitori musulmani, perché «loro pregavano e io pregavo», e di aver però capito che «siamo ancora molto lontani dal riconoscerci fratelli». Intanto continuano a trapelare nuove indiscrezioni sulla dinamica della liberazione.

Padre Luciano Benedetti, della sede del Pime a Zamboanga, sull'isola di Mindanao, alla quale fa capo padre Bossi, ha detto che il missionario italiano è stato liberato giovedì sera alle 23.30. I rapitori lo hanno «lasciato libero in un luogo concordato con la polizia locale che si è poi recata all'appuntamento con un'auto per prelevarlo e portarlo a Zamboanga dove è arrivato dopo un viaggio di sei ore». «Noi non sappiamo se sia stato pagato un riscatto», ha poi aggiunto padre Benedetti.


Padre Bossi tornerà a Payao, dove è la parrocchia da lui fondata, e vi resterà certamente fino al 5 agosto. Poi deciderà se tornare in Italia, ma per chi lo conosce bene la certezza è che lui deciderà di restare tra la gente alla quale ha dedicato 27 anni della sua vita da missionario. In Italia sono in tanti ad aspettarlo.


21.07.07 - corriere.com

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